Cicerone affermava che “la memoria è tesoro e custode di tutte le cose” e quale senso traslato del fattore biologico è patrimonio genetico di una società sana. Ogni qualvolta ho visto raccontare l’esodo ho percepito il disastro emozionale dello sradicarsi umano e la sua paradossale riconnessione ancorata nella memoria. In questo nostalgico dolce amaro di esistenza poche volte ho scritto, ahimè, forse la mia età non fosse mai abbastanza giusta per trasportare su carta racconti che via via ogni anno si confondevano nelle stanche menti dei miei nonni. Così, tutto d’un tratto, mi sono riconosciuto se non nella vaghezza di uno sguardo perso nel vuoto e quella che una volta era agiata prontezza di riflessi è diventata sempre più un mosaico inestricabile di luoghi e volti senza età.
Un po’ non mi biasimo, prudente quale ero nel sondare fin dove potevo spingermi nei ricordi altrui, in punta di piedi nel dolore; col senno di poi, forse avrei dovuto approfittare dei particolari fin che il tempo me lo permetteva, ma avevo paura. Non c’era niente da fare: vi erano un “prima” e un “dopo”, una campagna dura, ma fruttifera e un viaggio senza ritorno. Nella prima, seppur sofferta nella guerra, si annidava la vita nello scontro di sangue, nel viaggio la desolazione. Mi spaventava moltissimo quell’abisso silenzioso che in realtà raccontava poi di matrimonio, figli, lavori, il quartiere, i nipoti. Mi spaventava perché per loro la casa era altrove ed io ero nel “dopo”.
Penso a tutti i belligeranti, atleti guerrafondai dei conflitti d’oggi, saccenti dietro alle loro scrivanie erette a tribunali della storia, discutere delle finalità egemoniche di un conflitto e mi chiedo se si siano mai seduti di fronte agli occhi di masse di uomini spostate sulla terra come foglie al vento. Io al loro interventismo di parola preferisco quello che ci ricordi che cosa sia l’odio ideologico ed etnico e come questi siano in grado di deflagrare gli equilibri di intere aree come successe per quella dell’Adriatico orientale.
Kepown assieme a LiberoQuotidiano e all’Unione degli Istriani dà la possibilità a chi voglia raccontare una storia di partecipare al concorso “Raccontare per ricordare”. Per iscriversi basta visitare il sito www.kepown.com e seguire tutte le indicazioni entro il 15 di settembre.
Chiedete a mamma e papà, andate dai nonni, tirate fuori dal cassetto il vostro racconto, perché dal primo al 10 febbraio 2023 Libero pubblicherà le storie più interessanti e sul giornale potrebbe esserci la storia della vostra famiglia, ed io, che vinciate o meno, sono curioso di leggere il vostro “prima”.
Andrea Altin