E’ morto nella notte tra il 30 e il 31 marzo l’avvocato Lucio Paliaga, 80 anni, uno dei penalisti più importanti e noti a Varese. Nato a Pola nel 1930, Paliaga ha rappresentato per diverse generazioni di avvocati un punto di riferimento ed è stato anche presidente della camera penale.
Ha affrontato numerosi importanti processi nella sua carriera, ma è stato anche protagonista di alcuni rocamboleschi episodi da film. In particolare fece da mediatore nel corso del sequestro di Emanuele Riboli.
Con la morte di Lucio Paliaga (uno dei figli è il noto musicista Paolo Paliaga) l’ambiente forense di Varese perde una delle sue stelle.
Gianni Spartà, caporedattore de La Prealpina, lo ricorda così: «Fu un esule istriano, come Missoni – sottolinea il giornalista – fuggì nel 1944 dalle persecuzioni titine, con la mamma e i fratelli, giunse a Varese, si diplomò al liceo clasico Cairoli, ma non dimenticò mai quella vicenda. Io lo vidi piangere mentre ricordava la fuga, la paura e quella sua giovinezza difficile. Venne qui con la voglia di avere successo e lo ha avuto – continua Spartà – del suo lavoro posso dire questo: un penalista è bravo quando sa farsi ascoltare, e lui era bravo perchè aveva una grande umanità e aveva una grande capacità di raccontare i fatti. Con i pm aveva un rapporto cordiale ma mai di sottomissione».
Ma è ancora una volta le sue avventure come avvocato delle famiglie dei sequestrati che Spartà ricorda con attenzione: «Quando ancora non c'era la legge che bloccava i beni dei sequestrati, lui ebbe un ruolo importante. Assistette la famiglia di Emanuele Riboli, nel 1974, nella stagione del medioevo dei sequestri, e fu uomo di legge ma anche di buon senso». Infine, un aneddoto sul carattere dell'uomo: «Aveva una simpatia contagiosa fuori dall'aula – sottolinea Gianni Spartà – interpretava, per gli amici, il ruolo del barone Von Steiner, una macchietta che amava perchè era un devoto degli Asburgo, oppure l'immaginario professor Pagliozzi, chirurgo di urgenza; era spassosisimo, ed era molto gradito anche dagli avvocati, che ad ascoltarlo si piegavano in due dal ridere. Oggi muore non tanto un principe del foro, ma un ottimo avvocato di provincia che aveva sapienza giuridica e sapienza umana»
Tra le sue avventure professionali anche quella di Tangentopoli. Fu il primo difensore di Carlo Facchini (solo nelle prime fasi dell'indagine) assessore regionale del Psi coinvolto nell'inchiesta del pm Agostino Abate: «Ricordo che uscendo dal carcere pronunciò una frase che ai più parve incomprensibile – commenta Claudio Del Frate, all'epoca cronista giudiziario de La Prealpina, oggi inviato del Corriere della Sera – ci disse: il mio assistito ha dato una spiegazione politica dei reati contestati. Beh, adesso sappiamo tutti che la corruzione era diffusa, ma allora – era l'otto maggio del 1992 – nessuno ancora se lo immaginava. Inoltre, era un grande amante dell'Austria e nostalgico dell'impero, tanto che per diversi anni andò ad assistere al concerto di capodanno a Vienna».
(fonte varesenews.it)
(l'Avv. Lucio Paliaga)