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01 dic – ANVGD Trieste: la scomparsa di Lino Relli

da www.arcipelagoadriatico.it  

Occhi chiari, sorridenti, sereni, mettevano a proprio agio l’interlocutore”, vogliamo ricordarlo così Lino Relli, colonna dell’ANVGD Comitato Provinciale di Trieste, scomparso ieri dopo lunga malattia. Un’istituzione, per tanti anni riferimento preciso e concreto per l’associazione triestina dove ha voluto impegnare gran parte del suo tempo in particolare nelle pratiche per gli indennizzi e beni abbandonati. 

Nato a Capodistria il 12 ottobre 1925, “un giorno importante, – lo definiva, con simpatia, aggiungendo – non per la mia nascita ma per il Columbus day – la festa che ricorda la scoperta dell’America. Mio padre Francesco era sottufficiale, mia madre Elisabetta sarta e casalinga. A Capodistria abitavamo alle case nuove, vicino a noi la famiglia Sauro, erano due complessi edilizi molto belli. A quel tempo Nazario Sauro era già stato giustiziato a Pola il 10 agosto del 1916, però ricordo molto bene il figlio più giovane, Italo”.

Così s’era raccontato nell’intervista rilasciata a Nadia Giugno Signorelli per il nostro sito, con la vitalità che lo contraddistingueva e quell’amore per il racconto.

Della mia famiglia il primo ad andarsene sono stato io. Nel 1945 ero stato arrestato. Grazie alle conoscenze di mio padre me la sono cavata, ma nel 1948 minacciava un altro arresto ed allora me ne sono andato a Trieste. Mi ha accolto con benevolenza uno zio che faceva il postino ed abitava in via Ghirlandaio, in quello stesso anno mi sono diplomato all’Istituto tecnico Alessandro Volta. Nel ’50 sono arrivati i miei genitori e fratelli così ci siamo riuniti. Avevo tre sorelle, io ero l’ultimo arrivato in famiglia”.

A proposito dell’associazionismo, aveva dichiarato: “le associazioni degli esuli dovrebbero coinvolgere anche i giovani. A questo proposito vorrei ripetere una cosa che non condivido, questi profughi, di cui faccio parte, hanno fatto male a formare tanti piccoli gruppi, si scrivono tanti giornaletti e così risultiamo pochi e divisi agli occhi della gente. Come eravamo divisi un tempo nelle città ora lo siamo anche qui, ritengo che questa sia una cosa deleteria, da sempre si sa che solamente l’unione fa la forza e così si possono portare avanti i propri diritti, le proprie idee, la propria cultura”. Un testamento morale al quale è giusto tenere fede.

Lino Relli era andato in pensione nel 1985 dopo una vita alla Grandi Motori e nell’86 su richiesta di Maria Parovel e Renzo Codarin iniziava ad occuparsi della problematica dei beni abbandonati. Compito che è diventato una ragione di vita.

E il suo rapporto con l’Istria amava riassumerlo così: “Anche se i confini ci hanno divisi da questa terra, i tempi moderni con i mezzi di trasporto e comunicazione ci hanno aiutati a ritrovare le bellezze della nostra Istria e forse a conoscerla meglio nel suo splendore, dei verdi ulivi, della terra rossa e di quel mare azzurro che solamente là ha quel colore così intenso e limpido”. Come i suoi occhi che ci mancheranno.

 

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