di Carla Maria Casanova su "Il Resto del Carlino" del 28 marzo 2010 su segnalazione del Team Roncarati
Parlava con vaga cadenza veneta, mista ad accento bolognese. A Venezia, Duilio Courir (Scomparso l'altro ieri a Zurigo) si era rifugiato con la famiglia dopo l'8 settembre, fuggendo da Zara, dove era nato nel 1928. Dal '48 si era poi trasferito a Bologna, per laurearsi in giurisprudenza. Alto e asciutto, occhi chiarissimi, capelli bianchi (da sempre?), un bel viso che si sarebbe detto slavo o teutonico, Courir era un gran signore mitteleuropeo nel senso più completo del termine.
Dopo una formazione in dalmazia (dove entrò in grande familiarità con la cultura di lingua tedesca) approfondì gli studi di pianoforte a venezia con Gino Tagliapietra e, a Bologna, quelli dell'universo italiano, stringendo amicizia con il giovanePaolo repetto, statista e uomo di cultura adamantino, da lui sempre considerato suo mentore. Nella scala dei valori, Courir diede sempre il primo posto alla rettitudine dei principi. Modesto, anche umile per quello che lo concerneva, quasi affetto da una certa timidezza, era però determinato e intransigente su tutto quanto riguardasse l'onestà, morale e materiale.
A Bologna entrò nel Resto del Carlino come critico d'arte (grande il suo amore per Giorgio Morandi). Dopo l'arrivo di Giovanni Spadolini come direttore, Courir passò alla critica musicale ("Bach, Beethoven, Wagner… ma altrettanto grandi Boulez, Nono e Berio" proclamava con convinzione). Negli anni Sessanta, con mario Bortolotto e Alfredo Pieroni, diede vita a Lo spettatore musicale. Finché gli venne proposto di subentrare a Franco Abbiati al Corriere della Sera. Vi rimarrà dal 1973 al 1991. Fondatore e presidente della Associazione Critici Musicali, fu ideatore del Premio della critica Franco Abbiati e, dal 1989 al 2007, direttore della rivista musicale Amadeus.
La critica musicale era per lui un mezzo di formazione della coscienza civile. Sul lato pratico, aveva un problema, diventato poi proverbiale: la lentezza nello scrivere. Nonostante la limpidezza del pensiero, gli ci volevano ore per scrivere un articolo. Quando invece parlava in pubblico -pratica decisamente più complessa- era di rara fecondia e fluidità. Nella sua casa milanese di Via Solferino, passarono tutti i grandi rappresentanti della cultura di quegli anni, di cui Courir e la moglie Mary erano amici personali. Due i figli: Edoardo ed Elisabetta, oggi affermata regista. Rimasto vedovo, Duilio si risposò all'improvviso lo scorso anno, a Venezia. A modo suo, convocando i testimoni (Sebastiano Grasso e Tito Gotti) per telefono, il giorno precedente.
(Duilio Courir, Zara 1928 – Zurigo 2010)