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02 mar – La morte del giovane Marco Martinolli (Lega Nazionale)

Venerdì 26 febbraio è venuto improvvisamente a mancare Marco Martinolli, 39 anni, fondatore e Presidente della sezione di Monfalcone della Lega Nazionale (sodalizio da sempre impegnato sul fronte dell'italianità storica e culturale di Istria e Dalmazia).

I funerali saranno celebrati a Trieste giovedì 4 marzo alle 9.15 nella chiesa di San Pio X di via Revoltella. Martinolli, triestino, aveva 39 anni: è stato stroncato da un infarto venerdì scorso all'uscita dalla Genertel, dove lavorava. Si è accostato alla sua auto nel parcheggio dell'ex Stock e si è accasciato a terra. «Una forma di infarto tipica degli atleti», come aveva spiegato ai genitori Giovanni e Annamaria il fratello maggiore Stefano, chirurgo nell'ospedale di Cattinara dove Martinolli è giunto privo di vita. Marco lascia la moglie.

Monfalcone ha già saluto uno dei suoi figli, con una celebrazione litugica speciale: la chiesa era gremita, a testimoniare l'affetto e il dolore per la prematura scomparsa di un uomo, alpinista due volte conquistatore della vetta del Monte Rosa, già presidente del Cai, definito un trascinatore, una persona, come ha ricordato il parroco durante l'omelia, amante delle sue montagne e del creato, della vita, attento e sensibile verso le vittime degli odi ideologici e verso le persone. Abbracci, commozione, una comunità ancora scossa per questa grande perdita che lo accoglieva ogni domenica.

Lasciamo il ricordo di Marco Martinolli alle parole di Luciano Crasnich, pubblicate dal sito della Lega Nazionale.

 

 

 

A Marco

Ci sono cose che ti riportano con i piedi per terra e ti ridanno la giusta collocazione delle cose. Una di queste è la notizia straziante della perdita di una persona a noi cara. Stranamente accade che questo dolore nasca proprio al mancare di una persona che non fa parte del nostro nucleo famigliare ma è entrato nel nostro cuore con tanta forza da segnarne l’esistenza. Questo è quello che ci è accaduto in questi giorni quando la notizia è trapelata mediante un passa parola veloce e raggelante; “Marco Martinolli, l’amico, il Presidente, l’incoraggiatore, l’intraprendete, è mancato”. Passa quasi in secondo piano come sia accaduto. Quello che ferisce e disorienta è il fatto. Marco non c’è più. Ogni volta che questo accade, perché nella vita esiste la morte, ognuno di noi si pone la stessa medesima domanda; “perché proprio Lui”. Non c’è un perché e anche se ci fosse una risposta, non è possibile accettarla tantomeno quando, come in questo caso, il cammino assieme era iniziato da troppo poco, per dover finire così.

Il nostro pensiero va alla sua famiglia, alla madre che lo ha messo al mondo, al padre che mai avrebbe pensato di sopravvivere al proprio figlio. Una situazione straziante. La mente si contorce in mille pensieri senza poter giustificare che una giovane ragazza, moglie e parte viva della vita di Marco, possa in un istante ritrovarsi vedova e sola. Ma anche gli amici quelli più vicini, perché ce ne sono sempre quelli del “cuore”, che si ritrovano a soffrire per la mancanza e intricati nel pensiero di come poter essere vicino a Marco, senza ledere la sensibilità di nessuno ma volendo contraccambiare quello che da lui hanno ricevuto. Davanti agli occhi passano migliaia di fotogrammi di tutti quei momenti condivisi, di tutti quelli che non sono stati condivisi ma soprattutto di tutti quelli che ancora si desiderava condividere con Lui. Egoisticamente però, il pensiero va anche a quelli che non sono la sua famiglia, non sono stati mai il loro amico del cuore ma che mai avrebbero voluto perderlo. Non proprio adesso.

Non adesso che avevamo intrapreso un cammino così importante. Non adesso che avevamo dato segno di essere un gruppo affiatato. Non proprio adesso che tanti nuovi progetti erano pronti per iniziare il loro percorso. In questo frastornato incontro di ricordi ed emozioni, il pensiero va all’ultimo incontro, alla pacca sulla spalla, all’ultima battuta, ad una stretta di mano, ad un saluto; “Ciao Marco, mi raccomando…”. Un saluto che nessuno di noi avrebbe mai pensato forse l’ultimo da vivo. Da vivo, perché è lui quello che è venuto a mancare ma dove ognuno di noi sente che una nostra parte, anche se piccola ma la più intima, è morta con lui. Che cosa dire… niente può consolarci in questo momento.

Ma se ci fermiamo un attimo, fermiamo i nostri pensieri e con serenità rivediamo il sorriso del suo volto, allora e solo allora capiremo che tutto è compiuto. La nostra serenità ritorna solamente ricordando i suoi appelli alla vita. Lui che ha combattuto per il “ricordo“ di tutti quelli che sono stati sacrificati alla morte. Lui che ci ha guidati a “non dimenticare”. Lui che ha reso possibile che noi e altri ancora e ancora altri, sapessero che dimenticare ciò che accade a un solo uomo, significa farlo veramente morire. A Marco, nel ricordo di Marco per non dimenticare Marco e tutto ciò che Marco è stato ed è per noi, diciamo… PADRE NOSTRO CHE SEI NEI CIELI….         

Luciano Crasnich

 

 

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