Alla base del futuro gemellaggio fra i Comuni di Montona e San Giovanni d’Asso (Italia) non ci sta solo l’oro bianco, ovvero il tartufo, ma anche una gamma di altri interessi che spaziano dal vino al formaggio, e certo non per ultime la lingua e la storia comuni, legate alla presenza di Venezia che ha regnato a Montona per cinquecento anni.
Ieri pomeriggio al municipio di Montona c’è stato un incontro formale fra le due località, che erano rappresentate da Michele Boscagli, sindaco di Giovanni d’Asso e da Slobodan Vugrinec, sindaco di Montona. Presenti il console generale d’Italia a Fiume, Renato Cianfarani, che ha promosso e favorito l’incontro, il presidente della locale Comunità degli Italiani, Enrico Pissach, quindi l’assessore comunale, Paolo Valdambrini, con delega al tartufo, il presidente dell’Associazione Tartufai Senesi, Berni Valentino, anche in rappresentanza dei cercatori della Provincia di Siena, nonché il presidente della cooperativa “Il Tartufo delle Crete Senesi”, Leonello Nencini.
Il sindaco di Montona ha spiegato agli illustri ospiti quella che è la storia del borgo, ma anche quelli che sono i progetti futuri grazie all’Unione europea e al fondo Ipard per la realizzazione, assieme ad altri partner stranieri, anche della canalizzazione che ancora oggi è quella che c’era sotto Venezia. Il sindaco ha lodato Pissach per il lavoro che sta facendo con la Ci, ma anche i prodotti del bosco di San Marco, che danno un tartufo ottimo. Un collante anche per l’economia.
Il sindaco di Giovanni d’Asso ha parlato di tanti interessi comuni, ma anche di specificità interessanti: “Siamo riusciti ad inserire il tartufo nei Beni immateriali dell’Unesco, grazie alla nostra associazione di cercatori, che opera in 53 località. C’è anche l’evento ‘Tartufo della pace’, che da 27 anni viene regalato a chi si distingue sotto questo aspetto. Praticamente l’unico mercato che non è in crisi oggi è quello del tartufo, ma dietro a questo sta il lavoro dell’associazione cercatori, che difende il prodotto. Montona ha 1.000 ettari, noi 250, un bene che ci accomuna”.
Senza più le barriere dei confini, senza più le remore del passato e con una lingua comune, fare affari insieme oggi è sicuramente più facile. Per questa ragione si guarda al gemellaggio con grande soddisfazione. E il console Cianfarani ne è entusiasta, perché significherebbe unire due sponde dell’Adriatico che un tempo erano molto vicine, grazie al legname del bosco di San Marco, ma anche alle radici. Che contano sempre.
Franco Sodomaco
“La Voce del Popolo” 29 aprile 2012
In alto, la cittadina istriana di Montona, ricca di memorie veneziane.
In basso, il borgo toscano di San Giovanni d’Asso