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02ott12 – Libri: “Io noi le altre”, donne tra Bosnia, Istria e l’Italia

La guerra e la forza di ricominciare, di reinventarsi una vita, lontano da tradizioni e affetti. Sono le donne che negli anni ’90 dalla Bosnia Erzegovina hanno scelto di emigrare verso l’Italia, e che sono riuscite a voltare pagina, integrandosi nel tessuto sociale e decidendo di impegnarsi per aiutare gli altri. Sono tante le storie che Enisa Bukvic ha scelto di raccontare in ‘‘Io noi le altre’’; (Infinito edizioni, pp. 144, 12 euro).

 

Vicende intime, personali, narrate con semplicità, che mettono in luce la forza di tante sue connazionali (all’epoca tutte jugoslave), sfuggite al conflitto che sconvolse i Balcani. Originaria di Bijelo Polje, in Montenegro, molto legata alla Bosnia, anche Enisa vive in Italia da diversi anni. ‘‘Venticinque per l’esattezza”, racconta ad AnsaMed a margine della presentazione a Roma del suo volume, per la maggior parte passati a lavorare nelle ong italiane e internazionali in progetti legati all’immigrazione e ai richiedenti asilo. In questo suo terzo libro, l’autrice parla di sé stessa e delle altre.

 

Filo conduttore del volume è il dolore, ma anche l’energia che da questo dolore lei e le sue protagoniste traggono per dare il via al cambiamento. Quasi un diario terapeutico, dove vengono narrate le storie di Natasa, Julija, Fata, Slavica, Nela, Nisveta e le altre: oltre una trentina. In questi affreschi di sofferenza e speranza non ci sono unicamente i ritratti delle tante donne bosniache che nel corso degli anni ha conosciuto in Italia, ma anche le vicende di tante donne italiane e calabresi – incontrate per lavoro e divenute sue amiche. Anche qui, a essere messi in luce sono la tradizione e il cambiamento, in particolare il rapporto tra uomo e donna e la necessità di cambiarlo. Capacità, quella di mutare la realtà calabrese ‘‘che le donne di quella terra hanno’’, secondo Bukvic.

 

Tra le decine di profili femminili presentati, c’è poi quello di una italiana d’Istria: ‘‘la storia che mi ha più colpita’’ commenta l’autrice. Attraverso la vicenda di Romana, nata a Dignano d’Istria, ora Vodnjan, ho potuto capire meglio quello che gli italiani dell’Istria hanno subito con la fine della guerra. Tutta questa sofferenza, spinge le sue protagoniste verso una profonda catarsi, ma anche verso l’integrazione. Con forza e determinazione, trovano lavoro e aiutano anche gli altri. Molte delle donne di cui parla non sono più tornate a vivere in Bosnia.’’Un terzo dei bosniaci vive all’estero’’ fa notare Enisa, convinta che il futuro del Paese risieda proprio nella sua diaspora.’’Sono le donne e i giovani che potranno risollevare le sorti della Bosnia – dice – facendovi ritorno. Il futuro della Bosnia dipende da noi donne’’. Le immigrate, sostiene, ‘‘hanno una marcia in piu’, hanno dovuto sopportare molto e sono già di per sé in cambiamento’’.

 

Cristiana Missori

AnsaMed 1 ottobre 2012

 

 

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