«È un onore poter ricordare in questa sala del Consiglio comunale, cuore della vita pubblica cittadina, i 110 anni di gloriosa storia del nostro Ente». Così ieri mattina Silvio Delbello ha introdotto la parte più intensa della cerimonia organizzata in Municipio per festeggiare l’importante traguardo tagliato dall’Università popolare. Il racconto preciso e appassionato della lunga attività svolta dall’Ente morale dall’anno di fondazione, il 1899, ai giorni nostri.
Un’attività, ha ricordato Delbello, segnata dalle pesanti difficoltà degli esordi – dalla diffidenza del proletariato. ostile verso quella che veniva vista come una sorta di roccaforte della borghesia triestina, alla censura degli anni ’10 -, ma anche dall’instancabile entusiasmo nell’avvicinare tante persone all’istruzione e alla conoscenza, e nel difendere e valorizzare la storia e la cultura italiana.
Una missione per la quale l’Ente morale ha ricevuto ieri il plauso delle tante autorità intervenute, tra cui gli ambasciatori italiani a Zagabria e Lubiana e i consoli generali di Capodistria e Fiume. «Sono qui per ringraziare l’Università popolare per il ruolo di promozione culturale svolto nel passato e per la capacità di mantenere vivi i rapporti con le minoranze italiane all’estero che gioca oggi – ha esordito il presidente della Regione Tondo -. Un impegno fondamentale perchè credo il nostro miglior ambasciatore nel mondo sia proprio la nostra gente. Specie dopo che la Croazia sarà entrata in Europa dovremo mantenere la nostra identità e rafforzare i rapporti con tutti coloro che parlano la nostra lingua e sono di un'altra nazionalità, essenziali per lo sviluppo delle relazioni culturali».
«In questi 110 anni di vita – ha affermato la presidente della Provincia Maria Teresa Bassa Poropat -, l’Università popolare ha saputo adeguarsi al mutato clima culturale ma anche alle esigenze della cittadinanza. Non a caso, dopo aver lavorato in origine per difendere l’italiano, oggi promuove corsi di lingue straniere di grande successo. Una dato che ne testimonia la grande vitalità nel tempo».
Tra i presenti, a testimoniare l’apprezzamento del governo per l’attività dell’ente, anche il sottosegretario agli Esteri Alfredo Mantica. «Dobbiamo rendere l’appartenenza alla minoranza italiana in Slovenia e in Croazia un elemento premiante – ha affermato Mantica -. E questo risultato si ottiene difendendo in quelle terre la nostra lingua e la nostra storia, facendo sentire l’orgoglio di essere italiano e di appartenere ad una gente che ha tracciato con la pietra d’Istria i simboli sul mare Adriatico. Un impegno che, senza rinnegare nulla, deve tener conto della storia. Quella storia che qui a Trieste, il 13 luglio scorso, ha visto riunirsi i presidenti di tre Stati. Un momento molto sofferto anche per me, alla luce del mio vissuto, ma che ha lanciato un innegabile segnale per il futuro».
(m.r. su Il Piccolo del 3 dicembre 2010)