di PIERO RAUBER su Il Piccolo del 3 gennaio 2010
Il Museo della civiltà istriana, fiumana e dalmata entra, come abbondantemente annunciato, nella ”famiglia” dei Civici musei di storia e arte del Comune. Non è un’adozione meramente formale, perché alla denominazione corrisponde un conquibus, riconosciuto adesso nero su bianco dall’amministrazione Dipiazza: sono 350mila euro in tre anni, destinati principalmente a concorrere all’iter di ”riempimento” definitivo (e permanente) anche del secondo e del terzo piano di quello che fu un tempo l’Ufficio igiene di via Torino, con la ”stabilizzazione” di una serie di collezioni e reperti storici e cartografici in parte già stoccati provvisoriamente dall’Irci, l’Istituto regionale per la cultura istriano-fiumano-dalmata, l’ente gestore.
La nuova era per il Museo sotto l’ala del Municipio – e di conseguenza sotto la direzione del capo dell’area Cultura Adriano Dugulin, il direttore dei Civici musei – è stata avallata dalla giunta Dipiazza nell’ultima seduta-lampo del 2010, il 30 dicembre scorso, su proposta dell’assessore alla Cultura Massimo Greco, che ne parla come dell’«amarena sulla torta». La delibera giuntale istituisce come detto il Museo della civiltà istriana inserito nel ”museo multiplo” dei Cmsa, i Civici musei di storia e arte, e impegna soprattutto – in vista della sottoscrizione Irci-Comune della convenzione per la co-gestione della struttura, immaginata già nel 2001 – un pacchetto ben definito di euro a carico dell’amministrazione cittadina: si tratta di 70mila euro all’anno per il triennio 2011-2013 per le spese di gestione, più 140mila euro ricavati dal bilancio 2010 – che arriveranno fisicamente quest’anno – per un «primo allestimento del Museo». In tutto fanno proprio 350mila euro.
Per «primo allestimento del Museo» s’intende in particolare il ”riempimento” dei due piani superiori del palazzo con, ad esempio, masserizie e materiali-testimonianza della cultura agricola di quelle terre – e più in generale con tutti i documenti e i reperti di carattere etnoantropologico – nonché con la parte cartografica che delinea l’evoluzione dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia. E qui ”evoluzione” sta per storia ad ampio respiro, giacché – come sottolinea Greco, che ci tiene non si cada in equivoci – «questo non è il museo dell’esodo, di quel preciso momento del secondo dopoguerra, ma dell’intera storia di queste terre attraversate da molti padroni, esodo compreso».
I tempi? «Speriamo che una prima sala possa essere a disposizione rapidamente. Ricordiamoci che stiamo progettando un museo, ce ne vuole», a parlare è sempre Greco, il quale puntualizza che «la musealizzazione sarà oggetto di un progetto che deriverà dalla stipula preventiva della convenzione Comune-Irci per la co-gestione». Convenzione che – mette le mani avanti l’assessore – è il terzo atto, quello conclusivo, di un percorso iniziato con la delibera di fine 2010, che proseguirà con la corresponsione dei soldi promessi. A proposito. Di soldi. «Noi – la chiosa di Greco – la nostra parte l’abbiamo fatta. C’era un impegno per aprire il Museo, l’abbiamo rispettato. Speriamo che altri soggetti, dalla Regione al mondo degli esuli, facciano la loro parte. Per quanto ci riguarda, in una stagione di difficoltà finanziarie come questa, reperire i fondi per iniziare un progetto è già notevole. Un risultato che si deve pure all’impegno stesso del sindaco Dipiazza e dell’assessore al Bilancio Ravidà e alla buona collaborazione con la presidenza dell’Irci».