Più che un semplice “salone del libro dell’Adriatico orientale”, la IV edizione della “Bancarella” è stata un susseguirsi incalzante di iniziative. Dal 16 al 19 settembre 2010 ogni giorno fra le ore 10 e le 22 il Museo della Civiltà istriana, fiumana e dalmata di Trieste ha ospitato al quarto piano presentazioni, dibattiti, spettacoli e proiezioni di film, al secondo e terzo alcune mostre e ancora al terzo lo spazio per i libri. La manifestazione è stata organizzata dal CDM con il contributo della Fondazione CRTrieste e del Comune. In un’ottica di sinergia, quest’anno la “Bancarella” ha inglobato “Aperitivo con la storia” e “La sera del dì di festa”, incrociandosi con il quarantennale dell’Associazione Giuliani nel Mondo e con la mostra (al piano terra) di fotografie e manifesti della Modiano riguardanti la Venezia Giulia e la Dalmazia. L’edificio del museo è stato dunque letteralmente “riempito” di iniziative in vista della sua istituzione effettiva, per la quale la Giunta comunale approverà a breve una delibera.
Nell’arco di quattro intense giornate, numerosi soggetti del mondo della diaspora hanno potuto esprimersi e confrontarsi liberamente in un clima disteso e amichevole. Fra questi, per la prima volta, anche il Libero Comune di Pola in Esilio, che ha proposto il documentario “La cisterna”, presentato dal Direttore de “L’Arena” Silvio Mazzaroli, e due film, presentati dal sottoscritto, che trattano dell’esodo e dell’imposizione del nuovo confine dopo la Seconda guerra mondiale: “La città dolente” (1949) e “Cuori senza frontiere” (1950). Del ricco programma della “Bancarella” 2010 citeremo, per ragioni di spazio, solo gli appuntamenti che ci sono sembrati più rivolti al futuro.
Nel pomeriggio di giovedì 16 settembre è stato affrontato il tema della divulgazione della storia giuliano-dalmata nelle scuole.
La prof.ssa Chiara Vigini, dell’Associazione delle Comunità Istriane, ha evidenziato come il seminario svoltosi in febbraio al Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca (MIUR) abbia prodotto qualche risultato apprezzabile, come la traccia storica proposta per l’esame di maturità, ma scarso interesse tra i docenti a Trieste e ancora nessun serio aggiornamento dei libri di testo. Su quest’ultimo argomento l’auspicio è che le prove “Invalsi” attuate nelle scuole medie in tutta Italia stimolino l’editoria nella direzione giusta. «È necessario – ha detto la Vigini – un maggior impegno degli insegnanti, specie triestini, e il reperimento di testimoni che possano raccontare nelle scuole le proprie vicissitudini. Però non è educativo parlare solo delle foibe e delle altre nostre disgrazie: occorrerebbe soffermarsi anche sulla vita prima dell’esodo».
Il prof. Roberto Spazzali ha detto di aver registrato negli ultimi anni un notevole miglioramento: infatti gli studenti di ogni parte d’Italia vogliono non solo conoscere ma anche confrontarsi su quanto è successo al confine orientale. «Nelle scuole – ha riferito – sono stati prodotti lavori di grandissima eccellenza». Dopo aver ricordato che già nel 2004 alla “matura” era stato proposto un tema storico analogo a quello di quest’anno con l’esclusione anche allora degli studenti delle scuole slovene, Spazzali ha fatto presente che i libri di testo impiegati da tali scuole minoritarie sono gli stessi in uso in Slovenia, i quali trattano dei territori occidentali (per noi, orientali) con una dovizia di particolari ben lontana da quella dei libri di testo italiani, anche se con un’impostazione discutibile. «Bisogna tornare – ha detto il docente – a studiare la nostra storia materiale per dar sapore e senso alla storia stessa: in tal senso, un ruolo importante lo potrà svolgere il museo. Parlando di esodo poi non bisognerebbe dimenticare il grande sforzo dello Stato, della Commissione Pontificia di Assistenza e di tante famiglie italiane nell’accogliere i profughi». Spazzali ha infine invitato le associazioni della diaspora a bandire un concorso internazionale sulle tematiche dell’Adriatico orientale cui possano partecipare studenti di ogni parte del mondo.
La mattina di venerdì 17 settembre il Circolo “Istria” ha fra l’altro illustrato due suoi progetti: la riproposizione, prima in barca dalle foci del Timavo a Capodistria e poi a cavallo fino ad Albona, dell’itinerario nei territori della Serenissima compiuto da Marin Sanuto nel 1483, e la valorizzazione del cibo e delle risorse genetiche nell’Adriatico orientale.
È stato quindi presentato il nuovissimo libro di Roberto Spazzali, edito dal Circolo stesso, “Pola operaia (1856-1947). I Dorigo di Pola. Una storia familiare tra socialismo mazziniano e austro marxismo”. Il volume, edito dal Circolo “Istria”, tratteggia la storia della città dalle origini per poi approfondire i 91 anni che spaziano dalla fondazione dell’arsenale e del porto militare all’esodo. Parte del materiale documentario su cui si fonda la ricerca è stato messo a disposizione da Livio Dorigo, Presidente del Circolo, con l’obiettivo di far conoscere la natura e gli sviluppi del movimento mazziniano a Pola e altre pagine poco conosciute della storia cittadina fra ’800 e ’900.
Spazzali, durante la sua ampia presentazione, ha sottolineato come Pola sia stata l’ultima “città di fondazione” dell’800 dopo Hokkaido e Halifax: una “città-fortezza” (come le altre due) cui il Governo asburgico le aveva assegnato il compito di presidiare l’Alto Adriatico in funzione anti-italiana. Ma Pola è stata anche una “città-contenitore”, che dal 1856 si è riempita e svuotata più volte. Spazzali ha evocato il piccolo esodo operaio causato dalla crisi delle commesse navali militari nel 1904. Poi si è concentrato sulla natura della classe operaia polese, formata in gran parte da operai e artigiani specializzati che si riconoscevano più nel socialismo umanitario e patriottico mazziniano che nell’austro-marxismo internazionalista. Peculiarità della maggioranza dei socialisti polesi fu la battaglia per la creazione di scuole per i propri figli a scopo emancipatorio e l’alleanza elettorale con i liberalnazionali, volta a evitare che prevalessero i nazional-clericali slavi, più arretrati sulle questioni sociali, o che l’invadente e reazionario Ammiragliato asburgico condizionasse l’amministrazione comunale.
Spazzali ha inoltre evidenziato i poco noti bombardamenti americani del 1915-17 sulla città, i due giorni del novembre 1918 in cui la flotta ex asburgica innalzò la bandiera rossa prima di esporre quella del Consiglio Nazionale di Zagabria, il successivo isolamento, accentuatosi drammaticamente dal 1941, nonché lo sfollamento disposto dai tedeschi nel 1944, che comportò poi per molte famiglie l’impossibilità di rientrare a guerra finita. Particolare rilievo ha dato Spazzali al piano di esodo elaborato e attuato a Venezia dall’Ufficio Venezia Giulia per conto del Governo italiano. Ha inoltre evidenziato i saccheggi compiuti nella laguna di Venezia ai danni delle masserizie dei profughi e ha sottolineato come, dopo l’omicidio del Generale De Winton, i britannici avessero disarmato la Polizia Civile e cessato di vigilare i varchi, lasciando che degli slavi giunti da fuori si impadronissero delle case di quanti avevano lasciato la città, mentre circa 3.000 profughi rientrarono a Pola piuttosto che rimanere nell’inospitale campo di concentramento di Falconara gestito con grande severità dagli angloamericani.
Nel pomeriggio del 17 settembre, Rodolfo Ziberna, Vice-presidente nazionale dell’ANVGD, ha illustrato le tre priorità individuate nel giugno scorso dalla sua associazione nell’assemblea organizzativa di Rimini: 1) il radicamento sul territorio italiano dei drammi del confine orientale; 2) lo sviluppo dei rapporti coi rimasti; 3) l’impegno sulla questione beni. Sul primo punto ha detto che il tema delle foibe va abbinato sempre più a quello dell’esodo, che occorre collaborare con gli Uffici Scolatici Regionali e che in provincia di Gorizia vengono distribuiti dall’ANVGD libriccini sulla storia della Venezia Giulia e della Dalmazia rivolti agli studenti, che purtroppo però non sempre gli insegnanti apprezzano. Viste le chiusure del mondo della scuola, Ziberna ha giudicato necessario utilizzare i moderni mezzi di comunicazione e produrre audiovisivi ad hoc. Sul secondo punto ha proposto di coltivare i rapporti con le Comunità degli Italiani (CI) più aperte al dialogo, destinando loro investimenti mirati fino al punto di “adottarle”. Sul terzo punto ha sostenuto che un eventuale manifestazione a Roma di esuli non verrebbe neppure notata e che i 5 miliardi di euro per l’equo e definitivo indennizzo sono irrealistici. Infine ha proposto di rifondare la Federazione allargandola, organizzare raduni comuni, realizzare una volta all’anno un giornale unico e coinvolgere personalità della cultura e delle istituzioni.
Simone Peri, responsabile giovani dell’ANVGD, ha reso noto che lo spazio di discussione creato su Facebook ha raggiunto ben 260 aderenti. Ha poi annunciato che si sta lavorando per una diretta o differita televisiva del Triangolare del Ricordo, in modo da incrementare la ricaduta di questa originale manifestazione calcistica che si terrà a Roma il 2 giugno prossimo.
A seguire, Carmen Palazzolo Debianchi, attivista dell’Associazione delle Comunità Istriane, ha introdotto l’atteso dibattito sui rapporti tra esuli e rimasti, cui sono intervenuti dodici rappresentanti di diversi sodalizi in un’atmosfera cordiale e costruttiva. Dei contenuti dell’incontro diamo notizia in un articolo specifico a parte.
Nella tarda mattinata di sabato 18 settembre Maria Rita Cosliani ha poi raccontato il grande lavoro fatto dalla Mailing List Histria negli ultimi 10 anni per avvicinare esuli e rimasti e promuovere la lingua italiana da Capodistria a Cattaro coinvolgendo i più giovani. Nel 2011 il raduno annuale con le premiazioni dei temi scritti dagli studenti delle scuole italiane di Slovenia, Croazia e di alcune scuole del Montenegro si svolgerà alla Comunità degli Italiani di Buie e sarà come sempre un appuntamento aperto a tutti.
Paolo Radivo su www.arcipelagoadriatico.it