Dal ricordo dei martiri delle foibe e degli istriani, fiumani e dalmati alla rinnovata e rinvigorita difesa della legalità. Gianfranco Fini torna a Trieste, la città che gli è ”cara al cuor”, e cavalca vecchi e nuovi cavalli di battaglia. «Chi vuol capire, capisce…» afferma, sornione, Roberto Menia.
Il presidente della Camera, come annunciato, arriva il 10 febbraio per celebrare il ”Giorno del Ricordo” che la legge nazionale fortissimamente voluta dal deputato triestino ha istituito sette anni fa. (…)
Il programma, in linea di massima, è già definito. E prevede una full immersion: il presidente, atteso nel primo pomeriggio, parte con la visita ufficiale al prefetto Alessandro Giachetti. Subito dopo, però, mette in agenda un incontro con il presidente della Corte d’Appello Mario Trampus e un blitz fugace all’ingresso del Coroneo dove lo aspetterà il direttore del carcere, Enrico Sbriglia, assessore comunale alla Sicurezza e futurista ”doc”. «Abbiamo voluto creare uno spazio dedicato alla legalità: è un messaggio che ci sta molto a cuore» sottolinea Menia.
Dalle 16, invece, Fini si dedica interamente al ”Giorno del ricordo”, iniziando dalla cerimonia aperta al pubblico in programma al ”Ridotto” del Teatro Verdi: cerimonia che prevede i saluti iniziali di Roberto Dipiazza, la lettura di testimonianze, la consegna di medaglie ai parenti degli infoibati e, infine, l’intervento-riflessione del presidente della Camera. Alle 17 nuova tappa, stavolta al museo della civiltà istriana, fiumana e dalmata di via Torino per l’inaugurazione di una mostra. E mezz’ora dopo tappa finale, non meno significativa, al museo Sartorio dove il presidente della Camera vuole vedere i tesori istriani contesi. La Slovenia li reclama? «Ho già presentato un’interpellanza al ministro Franco Frattini chiedendo garanzie precise: quei capolavori devono restare a Trieste» taglia corto Menia.
(r.g. su Il Piccolo del 4 febbraio 2011)