Nel 150.mo dell’Unità d’Italia e nella ricorrenza del 4 Novembre gli Esuli dalla Venezia Giulia e dalla Dalmazia ricordano e commemorano gli eventi, gli uomini, i luoghi che furono teatro della Grande Guerra, alla quale i volontari giuliani e dalmati – animati dallo spirito di patria e di libertà infuso dal Risorgimento – dettero un generoso contributo di forze e di vite del quale oggi gli italiani profughi dall’Istria, da Fiume e da Zara rinnovano la memoria.
(dopo l’immagine segue una riflessione di Bruno Crevato-Selvaggi)
Oggi è il 4 novembre.
93 anni fa terminava la Grande Guerra, che l’Esercito italiano, “inferiore per numero e per mezzi”, aveva “condotta ininterrotta ed asprissima per 41 mesi”, mentre il secolare nemico austriaco “risaliva in rotta e senza speranza le valli che aveva disceso con orgogliosa sicurezza”.
Terminava la vicenda storica del Risorgimento e si compiva l’Unità nazionale con il ricongiungimento alla Patria della Venezia Tridentina, della Venezia Giulia e della Dalmazia.
Oggi, nella temperie storica dell’unità europea, pur nello spirito dei tempi nuovi, è doveroso ricordare quegli eventi tragicissimi e nobilissimi, dove l’intero popolo italiano con anche i volontari irredenti – e ricordo mio nonno Bruno, nato a Buie d’Istria, volontario nell’esercito italiano, e mia nonna Maria, nata a Rovigno d’Istria, internata in un campo di concentramento austriaco ove attendeva la liberazione della propria terra – diede miglior prova di sé; ricordare commossi i 700.000 caduti italiani su tutti i fronti e nelle acque del Mediterraneo e d’altri mari; e ricordare ancora commossi quelle terre italiane che, rivendicate in perpetuità alla Patria nel 1918, furono avulse dal loro naturale nesso geografico, etnico, storico e culturale nel 1947.
Un ricordo commosso anche a mio padre Gracco, nato a Rovigno d’Istria: è questo il primo 4 novembre che commemoro senza di Lui, che sin da bambino mi aveva insegnato ad esporre in questo giorno il Tricolore.
Viva le Forze Armate italiane!
Viva l’Italia!
Viva l’Europa!
Bruno Crevato-Selvaggi