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05 feb – Un giorno per ricordare quello che lo Stato ancora ci deve

Il 10 febbraio in centinaia di località si ricorda la tragedia delle Foibe e l'Esodo degli italiani da Fiume, Istria e Dalmazia. Fin qui la rievocazione storica necessaria ad aprire una breccia nella coscienza degli italiani, ignari di queste vicende a causa dell'opportunismo politico di ogni tipo di governanti.

Va però sottolineato che il 10 febbraio non può esaurirsi in una rievocazione. Sono molteplici i problemi ancora irrisolti per gran parte degli Esuli e dei loro discendenti. Primo fra tutti quello dell'indennizzo dei beni abbandonati.

Fuggiti dalle loro case, terreni e aziende con poche cose, gli Esuli italiani abbandonaro ogni loro proprietà, che lo Stato italiano pensò bene di espropriare per darle in pagamento alla Jugoslavia come indennizzo dei danni di guerra, in sostituzione di contanti che il paese sconfitto in quel momento non avrebbe avuto dove scovare.

Tutto farebbe pensare che successivamente lo Stato italiano abbia regolato gli espropri ai leggittimi titolari. Tutt'altro.

La prima beffa è iniziata con le valutazioni delle proprietà, considerate meno della metà del valore reale che avevano al momento dell'abbandono. E già questo sarebbe un motivo sufficiente per considerare la miopia politica di chi, di fronte agli unici cittadini che avevano pagato materialmente la sconfitta di una scellerata guerra, ha pensato bene di approfittarne anche economicamente.

Ma questo Stato ha voluto fare di più. A oltre sessant'anni di distanza, gli Esuli e i loro discendenti stanno ancora aspettando il pagamento degli espropri e si sono dovuti accontentare di qualche spicciolo di acconto, pagato sempre alle calende greche, e tirato fuori dall'Amministrazione pubblica col contagocce come se si trattasse di un obolo non dovuto.

Allo scandalo di una storia umana e morale tenuta celata per decenni, aggiungiamo quindi anche quello di una appropriazione indebita che ogni tipo di governo (di centro, di destra o di sinistra che fosse) ha contribuito ad alimentare, gettando periodicamente nell'oblio le legittime richieste di chi la casa, il terreno e l'azienda se la sono vista espropriata contro la propria volontà e, quindi, legittimamente si sarebbe aspettato il corrispettivo dovuto, come accade per ogni tipo di esproprio.

Ma per gli Esuli no: loro hanno subìto la tragedia delle foibe, loro hanno dovuto abbandonare ogni avere, loro sono stati strappati e cancellati dalla loro terra, loro sono stati trattati con indifferenza e sparpagliati in tutta Italia e nel mondo come un problema di cui liberarsi. E loro aspettano ancora il riconoscimento di quel diritto che per ogni "normale" cittadino viene dato per scontato.

Per gli Esuli no. Loro, dopo sessant'anni, sono ancora cittadini di serie B.

Fabio Rocchi, segretario nazionale ANVGD

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