Dopo l'articolo pubblicato oggi sul Corriere della Sera, la Sede nazionale ANVGD, tramite l'addetto stampa Patrizia Hansen, ha inviato al quotidiano milanese la seguente nota che riepiloga la parallela situazione economica in cui la miopia della burocrazia ha ridotto tutte le Associazioni degli Esuli.
L’intervento di Silvio Forza, direttore dell’EDIT – la Casa editrice della Comunità italiana presente nell’Istria, nel Quarnero e nella Dalmazia oggi soggette alle Repubbliche di Slovenia e Croazia – in relazione al grave ritardo nell’erogazione dei contributi previsti dalla normativa a sostegno dell’editoria italiana all’estero, trova il suo contrappasso nella stessa deriva cui sono state spinte dall’inerzia delle amministrazioni responsabili e fors’anche politiche le risorse destinate dalla legislazione ai progetti finalizzati alla conservazione e alla divulgazione del «patrimonio storico e culturale delle comunità degli esuli italiani dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia» (Legge 72/2001 e successive modificazioni ed integrazioni). Registriamo un ritardo divenuto quasi insostenibile, ove si pensi che nei giorni scorsi ci è stata formalizzata l’indisponibilità dei fondi residuali relativi al 2007, ed appena nei prossimi giorni verranno accreditati alle associazioni degli Esuli i saldi 2008. Gli stanziamenti per il 2009 e per l’anno corrente saranno evidentemente materia di preveggenza.
Dall’istituzione, con legge bipartisan n. 92 del 2004, del Giorno del Ricordo sono seguiti i successivi provvedimenti legislativi volti a promuovere le iniziative di tutela e di diffusione della storia e della cultura giuliano-dalmate destinati sia alle associazioni dei profughi in Italia sia alle Comunità italiane autoctone nell’Istria, nel Quarnero e nella Dalmazia, i due volti di una medesima tragedia storica che inferse all’Italia tutta la ferita profonda della cessione di una parte significativa del suo territorio alla Jugoslavia di Tito.
In tempi ancora recenti un consenso bipartisan ha condotto pressoché l’intera classe politica nazionale a riconoscere il credito storico maturato nei confronti dell’Italia dai connazionali originari da quei territori di antico insediamento, che per oltre 60 anni hanno subito in patria l’ostracismo del silenzio ed hanno pagato con i loro beni immobili e mobili, con le loro aziende e le loro imprese – non ancora indennizzati definitivamente dallo Stato italiano – i debiti di guerra contratti dall’Italia.
Il sostegno alle attività di ricerca e di divulgazione curate dai centri di studio e dalle associazioni della Diaspora sono stati pertanto concepiti al fine di favorire i progetti di divulgazione e di approfondimento, nelle scuole e nell’intera società civile, della ricca storia dei territori ceduti, pressoché del tutto ignorata in Italia per lunghi decenni, sottratta alla conoscenza e alla coscienza del Paese del quale pure facevano parte per plurisecolari tradizioni di lingua, di cultura, di sentire. Per decenni le comunità degli Esuli giuliani e dalmati diffuse su tutto il territorio nazionale e all’estero, nei Paesi di emigrazione, hanno custodito e – per quanto consentito dal contesto storico-politico del lungo dopoguerra – divulgato con le proprie sole forze una memoria complessiva che andava restituita all’intera nazione: ma era doverosa una assunzione di responsabilità da parte dei governi e della politica per inquadrare le vicende delle quali gli Esuli sono ancora oggi testimoni in una progettualità volta al futuro, in una chiave di riconciliazione dell’Italia con la sua più trascurata eppur ricchissima eredità culturale e civile.
I ritardi che le associazioni dell’Esodo denunciano all’unisono segnalano la crescente indifferenza delle amministrazioni e degli ambienti politici per i temi dell’identità storica della nazione e per il tributo di esperienze e di sensibilità che gli italiani dell’Adriatico orientale possono portare al Paese in una sua fase politico-istituzionale interna molto delicata ed anche nel migliore esercizio delle sue funzioni internazionali.