La sua specialità era la musica da camera, ma amava molto anche i lied tedeschi. Se n’è andata alla soglia dei novant’anni la soprano Rita Pierobon.
Nata a Pirano nel marzo del ’21, aveva cominciato giovanissima a cantare nella città natale, esibendosi al “Tartini”, sotto la guida di Aurelio Doncich. Riconosciuta come interprete intelligente e appropriata soprattutto nelle liriche, dopo essere stata allieva del Liceo musicale del maestro Federico Bugamelli. Nel ’44 fu invitata a Venezia, dal Circolo artistico del capoluogo veneto, dove vinse un concorso per giovani. All’ottava edizione della Rassegna nazionale per giovani concertisti si distinse per i mezzi vocali e le qualità interpretative.
Iniziò poco dopo a esibirsi in concerti a Trieste e alla radio. Nell’aprile del ’45 esordì al Ridotto del Verdi di Trieste in concerto nel corso del quale fu accompagnata al pianoforte dal maestro Giulio Viozzi, con il quale stabilì un lungo accordo artistico. All’epoca un critico scrisse di lei «è l’unica delle giovani cantanti italiane che si dedica con passione e scrupolosa serietà di metodo alla lirica da camera. E questo non perché – aggiunse – la sua voce glielo consigli, anzi, l’estensione, la robustezza e il vibrante metallo sono del tutto teatrali, ma perché la sua raffinata sensibilità, sorretta da una completa cultura, la rivolgono spontaneamente verso il genere più eletto».
Nel ’48, a Ginevra, ottenne il diploma nell’ambito del 4° Concorso internazionale d’esecuzione musicale, concorrendo, assieme agli altri italiani in gara, a far ottenere al nostro Paese il terzo posto assoluto su 22. Un anno dopo il Teatro alla Scala di Milano le scrisse per invitarla a un’audizione che ne confermò le qualità. Nel ’60 fu inserita nello schedario nazionale dei musicisti redatto dalla “Ricordi & C.”. Fra le sue interpretazioni più prestigiose, la presenza nel “Parsifal”, nella “Dama di picche”, nell’“Amico Fritz”, nella “Figlia di Jorio”, nel “Principe Igor”. Importanti anche le sue partecipazioni alle trasmissioni di Radio Trieste nel ’53 e ’54.
(u.s. su Il Piccolo del 6 aprile 2010)