da Il Piccolo del 6 gennaio
C’è chi, come il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza, considera le ammissioni di responsabilità da parte delle varie nazioni l’unica strada per arrivare alla riconciliazione fra Italia, Slovenia e Croazia.
Qualcun altro, ovvero il presidente dell’Unione degli Istriani Massimiliano Lacota, sostiene che gli esuli non debbano ammettere nessuna colpa, perché non ne hanno alcuna.
Quanto ai crimini commessi in passato dal fascismo e dal comunismo, la tendenza più ricorrente fra le personalità interpellate è quella di considerarli sullo stesso piano: «I crimini sono crimini».
Se l’onorevole Roberto Antonione, invece, pensa che a dare un giudizio in merito possano essere solo gli storici, il consigliere regionale di Rifondazione comunista Igor Kocjancic, dal canto suo, ritiene che «solo revisionismo e demagogia» possano equiparare il fascismo ai «cosiddetti crimini comunisti».
Sulla questione dei beni abbandonati e il modo in cui la stessa debba essere risolta, la posizione di Lacota non apre ad alcuno spiraglio se non a «un’immediata trattativa per la restituzione con Croazia e Slovenia».
Fulvio Camerini auspica «qualche atto di buona volontà», sottolineando però come non ci si possa aspettare una restituzione completa.
Linea sposata da Kocjancic che si aggancia alla presenza di «altri esempi in Europa» per motivarla.
Renzo Codarin, presidente della Federazione degli esuli istriani, fiumani e dalmati, confida nel riconoscimento dei «torti subiti dagli italiani inermi», per giungere a un nuovo approccio, definito moderno ed europeo, nei confronti dei trattati.
Dipiazza, infine, ritiene sensato «ottenere la disponibilità da parte dei croati» e va a pungolare l’Italia, definendola «codarda» perché – è l’accusa implicita – non ha lo stesso coraggio della Slovenia a opporsi all’ingresso della Croazia nell’Unione europea.
Nessuna linea bipartisan, dunque, e così il tema dei beni abbandonati e delle foibe continuerà ancora per molto a dividere Trieste.
(Trieste, Piazza Unità)