Gli «storici» della Provincia di Genova cancellano le foibe, passando dalla condizione di "storici" a quella di «sedicenti», quella sì che se la meritano tutta. Con gli interessi.
Facciamo i nomi e spieghiamo le ragioni del preambolo: una tavola rotonda – qualche testa, al contrario, poteva anche essere quadrata – che si è svolta nei giorni scorsi a cura dell’assessore provinciale di Genova alla Cultura, Giorgio Devoto, comunista, con l’intervento di Gorazd Bajc, Joze Pirjevic e Alessandra Kersevan. Se i nomi non vi dicono niente, siete giustificati: la vera Cultura non piangerà. Si tratta comunque di noti teorizzatori del negazionismo, e cioè: che le foibe – l’uccisione di migliaia di uomini, donne e bambini che avevano il solo torto di essere italiani – sono «il frutto di una storia montata da nazionalisti del nostro Paese per gettare discredito e fomentare l’odio verso i vicini del confine orientale».
Si ha un bel dire che c’è e ci sarà sempre qualcuno che nega l’evidenza. Ma se questo qualcuno se la dà da storico, e, soprattutto, riceve l’avallo diretto o indiretto di un’istituzione ufficiale come la Provincia di Genova, ce n’è ben donde per farsi sentire. Partendo, in particolare – ricorda il professor Claudio Eva, presidente provinciale dell’ Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia -, da quella legge 92 del 30 marzo 2004 che ha istituito il Giorno del ricordo in memoria delle vittime delle foibe, e dalla legge regionale 29 del 24 dicembre dello stesso anno, relativa alle «Attività della Regione Liguria per l’affermazione dei valori della memoria del martirio e dell’esodo dei Giuliani e Dalmati».
Martirio, esodo? Parole estranee ai negazionisti, che anche in occasione della citata tavola rotonda hanno proseguito nel pregiudizio, sconfessato dalla storiografia e, più ancora, dai cadaveri decomposti rinvenuti ad anni di distanza nei dirupi carsici di Venezia Giulia e Dalmazia. Giù il cappello.
Il professor Eva non ci sta. Altre volte ha sentito simili affermazioni, altrettante volte egli stesso e l’Associazione che presiede hanno cercato di spiegare, di portare documenti, testimonianze inoppugnabili, per smentire insinuazioni o giustificazioni semplicistiche. Ora, la sua voce, la voce dei profughi (350mila) e dei parenti delle vittime infoibate (decine di migliaia) vuole farsi, se possibile, ancora più forte: «I nostri associati che hanno assistito all’incontro organizzato dall’assessore Devoto senza contraddittorio – scrive fra l’altro Eva al presidente della Provincia Alessandro Repetto – hanno manifestato tutto il loro disgusto di fronte alla provocazione di una frangia di storici negazionisti di origine slovena che da tempo proliferano sotto la spinta di rigurgiti nazionalistici. Tutto ciò – conclude il professor Eva -, in contrasto anche con i discorsi fatti in più occasioni dai Presidenti della Repubblica Ciampi e Napolitano, in nome di una riappacificazione nazionale» che non cancelli né giustifichi gli eccidi.
Chissà se basterà per zittire i «sedicenti» e i loro sponsor istituzionali. Cui è doveroso peraltro rivolgere – come forma di indispensabile terapia culturale – le parole di un uomo certamente di sinistra e intellettualmente onesto: «Il Giorno del ricordo – dichiara dunque Giacomo Ronzitti, presidente dell’assemblea legislativa regionale ligure – rimane per noi tutti un momento di riflessione su una delle pagine più brutali e offensive della nostra storia recente e ammonimento per quanti hanno troppo a lungo taciuto, negato o peggio giustificato quei crimini contro l’umanità». Vale, eccome, per chi non vuol capire.
Ferruccio Repetti su Il Giornale dell'8 aprile 2010