di ANDREA MARSANICH su Il Piccolo dell'8 gennaio 2011
ZARA L’Europa fa paura ai pescatori professionisti croati, specie se dovesse significare la liberalizzazione della pesca nelle acque territoriali della Croazia, con l’assalto di centinaia, forse migliaia di pescherecci della dirimpettaia Italia. Ieri a Zara una cinquantina di pescatori “pro” di tutta la Dalmazia ha inscenato una pacifica protesta, lanciando appelli allo Stato affinché proclami in tempi rapidi la Zona economica esclusiva nel Mare Adriatico. La misura, hanno rilevato, è ormai improrogabile in quanto «l’attuale situazione ci vede penalizzati al massimo». Vorrebbero paletti per i pescatori stranieri poiché l’attuale Zona in regime di tutela ittico–ecologica, di 23mila chilometri quadrati, presenta impedimenti solo per i pescatori extracomunitari, mentre gli italiani possono tranquillamente calarvi le reti. Alla manifestazione zaratina è stato osservato che nella Direzione nazionale per la Pesca lavorano persone che non hanno nulla a che spartire con il mare, né con la situazione dei pescatori professionisti.
«Viviamo sempre peggio» si è sentito dire e le proteste hanno riguardato anche la prossima chiusura del Capitolo negoziale 13, quello riguardante la pesca, in quanto in merito nessuna autorità croata ha finora contattato la categoria. Nei vari interventi sono stati chiesti incontri urgenti con il presidente della Repubblica Josipovic, la premier Kosor e il ministro dell’Agricotura e pesca Cobankovic. A dare man forte ai manifestanti il professor Alen Soldo, esperto di pesca e responsabile del Centro di studi marini dell’Ateneo spalatino. «Sappiamo che il versante italiano dell’Adriatico è iper sfruttato – ha dichiarato – e la stessa cosa potrebbe succedere con le nostre acque non appena nel 2012 o nel 2013 la Croazia aderirà all’Ue. Gli italiani potranno agire indisturbati, soprattutto se non cambieranno le regole della Politica comune della Pesca. Ci attendono anni difficili, dunque serve un’azione saggia e coordinata per tutelare le residue risorse dell’Adriatico». Per l’esperto croato, il maggior problema riguarda l’attività, 24 ore su 24, della flotta peschereccia italiana nelle acque della Zona ittico–ecologica. Una flotta che comprende 15mila imbarcazioni, mentre i pescatori istriani, dalmati e quarnerini contano su 3.700 natanti, di cui solo 400 di lunghezza oltre i 12 metri.
Stando invece al Ministero competente, non è esatto che l’ingresso della Croazia nell’Unione significherà il dannosissimo depauperamento del suo patrimonio faunistico marino. L’ingresso di pescherecci stranieri in acque territoriali è materia che viene regolata da precise disposizioni riguardanti la Politica comune della Pesca: vengono adottate ogni 10 anni. In base a queste regole, tutti i Paesi comunitari hanno diritto a permettere la pesca nelle acque territoriali soltanto ai propri pescherecci. Per Petar Baranovic, ex sindacalista del settore pesca e ora vice sindaco di Sebenico, queste delibere comunitarie dovrebbero valere anche in futuro, preservando i pescatori croati da brutte sorprese. «Comunque non c’è da fidarsi del tutto – ha concluso – e dunque dovremmo stare in massima guardia, non permettendo che le nostre acque territoriali diventino un supermercato per i pescatori d’Oltreconfine».