Nella tormentata vicenda relativa alla tenuta di Daila presso Cittanova scende in campo nientemeno che il Segretario di Stato Vaticano Tarcisio Bertone. È lui che ha firmato il ricorso a nome della parrocchia di Daila e della Diocesi istriana presentato al Tribunale amministrativo della Croazia, contro il decreto del Ministro della Giustizia Drazen Bosnjakovic dello scorso 9 agosto, con il quale i beni immobili contesi vengono restituiti allo Stato, cioè nuovamente nazionalizzati. Il cardinale Bertone ha fatto ciò che avrebbero dovuto fare il vescovo istriano Ivan Milovan e l’attuale parroco di Daila Milivoj Koren. I due però intimamente ritengono giusta la mossa del Ministro Bosnjakovic. O meglio, tra la prospettiva che la tenuta ritorni nelle mani dei Benedettini o in quelle di Zagabria, hanno scelto la seconda. Però, forse nel tentativo di salvarsi da un probabile siluramento, Milovan ha ammorbidito la sua posizione accettando che del ricorso si occupasse la Nunziatura apostolica in Croazia e di riflesso la Santa Sede. La delega era stata concessa nell’incontro segreto di una settimana fa a Pisino.
Un ricorso contro il decreto ministeriale è stato presentato anche dai Frati Benedettini di Praglia (o meglio dalla srl. «Abbazia» registrata a Pola che tutela i loro interessi in Croazia) che come sappiamo, vogliono ritornare in possesso della loro tenuta dalla quale furono cacciati nel 1948. Per la perdita dei beni immobili erano stati risarciti nell’ambito degli accordi di Osimo ed è su questo elemento che il Ministero croato ha fatto leva [in realtà, come in altre sedi è stato detto e ripetuto, detto Trattato non ha attinenza con il caso in questione, ndr].
Una volta risarciti i proprietari, questo il ragionamento di Zagabria, la tenuta di Daila non ha più motivo di rimanere in mano alla Chiesa, per cui deve ritornare proprietà dello Stato. Nel caso il Tribunale amministrativo desse ragione al Ministero croato, di cui sono in molti a dubitare, succederebbe veramente il putiferio visto che negli ultimi dieci anni la Diocesi ha venduto circa 200 ettari di terreni della tenuta contesa. Per la precisione lo Stato chiederebbe il relativo risarcimento mentre dal canto loro i nuovi proprietari potrebbero dormire sonni tranquilli visto che in buona fede hanno comperato beni immobili all’epoca senza gravami di alcun genere. Intanto il Tribunale Comunale di Buie fa sapere che su richiesta degli stessi Frati Benedettini italiani è stata rinviata di un mese l’udienza a seguito della loro denuncia contro la Parrocchia di Daila, la Diocesi istriana e il Comune di Cittanova tramite la quale vogliono tornare in possesso dei loro beni. Per essere precisi, i frati avevano annunciato il ritiro della denuncia qualora fosse stato applicato l’accordo interecclesiale definito nel luglio scorso dalla famosa commissione cardinalizia (vi ha fatto parte il cardinale croato Josip Bozanic) secondo il quale la metà della tenuta di Daila ritornava nelle loro mani. L’accordo firmato a nome della Diocesi istriana da un incaricato speciale del Vaticano dopo che il vescovo Milovan si era rifiutato di farlo, era stato subito consegnato al Tribunale di Buie con la richiesta di intavolazione. Senonché, come detto, è entrato in campo il ministro Bosnjakovic con il suo più che discutibile decreto. Sicuramente la vicenda appare contorta e complicata e sul piano giudiziario si andrà per le lunghe perché nessuno vuole cedere. Non potrebbe essere altrimenti considerato che ci sono di mezzo all’incirca 600 ettari di terreni il cui valore commerciale viene stimato attorno ai 100 milioni di euro.
Fonte “Il Piccolo” / 9 settembre 2011
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