di Grazia Palmisano su Il Piccolo del 10 aprile 2010
Secondo dei sette incontri per celebrare i 110 anni dell’Università popolare di Trieste, nella sede di piazza Ponterosso. A parlare delle ”Scuole italiane in Istria e a Fiume” è stato Renzo Nicolini, presentato al pubblico dal presidente dell'Upt Silvio Delbello.
Delbello ha ricordato che Nicolini è innanzitutto insegnante, oltre che membro attivo dell’Università popolare. Docente di ruolo in matematica e fisica al Carducci, due volte la settimana Nicolini si reca da Muggia, dove abita, a Buie per insegnare fisica in qualità di supplente annuale.
La sua relazione, corredata di dati e percentuali, ha fornito una fotografia della realtà scolastica e accademica della minoranza italiana in Istria e a Fiume. In particolare, all'interno dell'Università di Pola fondata nel 2006 operano due dipartimenti: il Dipartimento di studi in lingua italiana, suddiviso in diversi indirizzi, e un Dipartimento molto antico per la formazione di maestri ed educatori. Entrambi, ha sottolineato Nicolini, autentiche fucine dei futuri professionisti italiani.
Ed è importante ricordare, ha continuato il relatore, che l'Università popolare sin dal 1990 fa da ”trait d'union” tra l'Università di Trieste e quella di Pola, grazie a una convenzione promossa appunto dall'Upt e rinnovata l'anno scorso.
Ben sette istituti superiori, poi, si enumerano fra l'Istria e Fiume, istituti di diverso genere e indirizzo, dai licei agli istituti tecnici e professionali, che interessano un migliaio di studenti. Gran parte di questi giovani, intorno al 60%, prosegue gli studi tra l'Università di Pola e le università italiane, in particolar modo a Trieste, mentre altri si iscrivono agli atenei della nazione di appartenenza.
Dopo aver sottolineato che la Slovenia ha fissato alcuni punti fermi sui diritti della minoranza (in Croazia invece, non c'è una legge quadro sulle scuole della minoranza), Nicolini ha posto l'accento sulle borse di studio che l'Italia fornisce ai diplomati in questi istituti (per un totale di 200mila euro quest’anno), e ha ricordato che il nostro Paese riconosce il diploma delle scuole di frontiera. Così i giovani possono frequentare le Università di Trieste o di Udine o qualsiasi altro ateneo italiano. Un terzo di loro infatti, prosegue gli studi in Italia; un terzo rimane in Croazia e frequenta l'Università di Pola, mentre il 23% frequenta le facoltà (soprattutto scientifiche e giuridiche) della maggioranza.
Il relatore ha anche precisato, tra l'altro, come la formazione e il diploma italiano diano maggiori possibilità per entrare nel mondo del lavoro, e come, grazie appunto ai finanziamenti, vi sia soprattutto in Croazia una migliore qualità dei laboratori scientifici e linguistici.
Ma non mancano i problemi, ha precisato Nicolini. Ad esempio, tutto il territorio risente l'indebolimento del tessuto linguistico italiano, e questo si riflette nelle scuole, sia tra gli studenti che tra gli insegnanti.
Un altro problema è anche la difficoltà di reclutare docenti connazionali laureati, e ciò per lo più per motivi economici. Non va poi dimenticato il problema dei libri di testo e dei sussidiari delle scuole della minoranza, che non possono accordarsi con i testi della maggioranza; quindi si sta sopperendo, ha specifico il relatore, o con traduzioni o con l'invio di testi dall'Italia. Tutto ciò quest’anno costerà 330 mila euro.