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10 apr – Toth e Budin aprono la strada al dialogo

Eppur si muove. La frase, – attribuita a Galileo Galilei ma probabilmente inventata dal giornalista Giuseppe Baretti – viene usata con efficacia per esprimere un dubbio che resiste a tutte le rassicurazioni (o le intimidazioni) fornite dall'interlocutore. Nel nostro caso riguarda la Memoria, o le Memorie sul confine orientale, necessariamente scritte con la maiuscola perché fonte di tanta sofferenza nel corso del secolo breve, che potrebbe trovare una catarsi solo nel superamento del dolore attraverso la terapia del dialogo. Tutto questo per arrivare al confronto sul tema svoltosi a Trieste, alla Stazione Marittima, in una sala che non riusciva a contenere il pubblico accorso, tra l’on. Lucio Toth e l’on. Miloš Budin. Due esponenti di punta rispettivamente del mondo degli esuli e della realtà slovena in Italia. “Il Senatore Budin l’ho conosciuto qualche anno fa ad un Congresso dell’ANVGD – spiega Toth – dove era venuto a rappresentare il Governo. Mi trovavo di fronte ad un uomo aperto e consapevole, ebbi modo di apprezzare il suo approccio e dal Lei passammo al Tu che segna il discrimine tra sentire l’altro un nemico a considerarlo amico”.

L’idea del dibattito, voluto dallo Slovenski Klub e dall’ANVGD, e stata adottata e fatta propria dai quotidiani Il Piccolo e Primorski dnevnik i cui direttori Paolo Possamai e Dušan Udovič hanno realizzato un’intervista incrociata sul significato della Memoria, con domande sui possibili passi concreti ma anche simbolici da parte dei Governi, in grado oggi di portare al superamento di atteggiamenti distaccati e per certi versi ostili, il ruolo della Commissione mista di storici che ha operato sul progetto di una storia “condivisa” e destino del comune. Documento mai reso noto in modo esaustivo all’opinione pubblica e, ultima domanda: il ruolo dell’UE nella distensione dei rapporti. L’eleganza e la profondità delle risposte hanno trasformato quella che per molti poteva essere una palestra di recriminazioni in un esempio di dialogo ad alto livello lontano dalle ragione della “strada” di cui si è spesso protagonisti in queste aree. Come fare a spiegare le dinamiche della frontiera? Non ci si può limitare – sarebbe profondamente errato rileva Toth – a considerare le colpe di fascismo e comunismo come unico responsabile del male subito da queste terre.

La storia di una contrapposizione sofferta, e spesso tragica, inizia con la creazione degli Stati nazionali. Prima i problemi erano altri, ma con il sentimento nazionale ottocentesco nasce anche l’odio nei confronti del diverso e un concetto territoriale di conquista e prevaricazione che interi popoli hanno pagato e stanno pagando in Europa. “Non siamo i soli – avverte Toth – ad aver sofferto e questo ci dovrebbe insegnare qualcosa”. Per esempio che la Memoria degli Italiani della costa orientale dell’Adriatico è molto diversa da quella dei Croati, Sloveni e Serbi ed è giusto che ognuno ne faccia tesoro traendo le giuste conclusioni e costruendo, con lo strumento della consapevolezza e della conoscenza, i presupposti per un dialogo sereno e maturo.

Il rammarico di Toth riguarda anche e soprattutto i silenzi dell’Italia sulla questione dell’esodo e per quanto concerne i Governi di Slovenia e Croazia un atto di distensione potrebbe essere una restituzione – a questo punto del tutto simbolica perché riguarda un numero limitato di casi – dei beni  degli esuli ancora in libera disponibilità. Anche perché è una tematica che spesso viene usata a scopi strumentali da chi fomenta le divisioni. Sul ruolo della Commissione mista, di cui Lucio Toth ha fatto parte, il suo giudizio è fermo. Bene hanno fatto a non rendere pubblico il suo lavoro perché avrebbe potuto creare nuove tensioni. L’opera è stata molto delicata anche perché in certi casi si sarebbe dovuto esprimere una condanna ai singoli e gli storici non possono ergersi al ruolo di giudici. Piuttosto fare in modo che diventi un lavoro permanente di analisi e di ricerca a beneficio di tutti anche in considerazione del fatto che l’allargamento dell’UE apre le porte ad un diverso approccio alle tematiche. E non soltanto, il lavoro della Commissione mista è stato un volano per operazioni simili in altre parti d’Europa.

Sul futuro Toth è ottimista come, per esempio, aprire un asilo italiano a Zara: un sogno che si sta realizzando in un clima europeista. Il passato non può essere comune – avverte Budin – ognuno ha diritto alla propria storia ma possiamo costruire un approccio condiviso nel presente affinché si possa convergere in una convivenza convinta nel futuro. Egli appartiene alla generazione nata in tempi in cui il ricordo del fascismo era ancora vivo e condizionava gli atteggiamenti. Ma gli anni hanno portato profondi cambiamenti – afferma a più riprese – e così le percezioni fondate oggi su sentimenti europei e sul buon senso. Diventa quindi fondamentale conoscere le sofferenze dell’altro per poter dare una giusta collocazione e dignità alle proprie e tentare il dialogo tra persone che non hanno subìto direttamente i torti della storia. “Per la mia generazione – ribadisce – è un dovere altrimenti siamo condannati all’immobilismo”.

E ricorda un atto emblematico che ben spiega il sentire di questa terra: “nella prima guerra mondiale Lovro Kuhar, diserta e passa alle truppe italiane per combattere l’Austria-Ungheria che non gli permetteva di realizzare uno Stato autonomo sloveno”.Ma oggi l’identità non può fondarsi sul nazionalismo, per Budin è la democrazia la via al futuro, lasciando agli storici il giudizio sul passato – anche su quel fascismo che non deve condizionare l’identità presente e su quel comunismo che ha “tormentato” gli Italiani in Istria, Fiume e Dalmazia nel dopoguerra – e alla politica ad alto livello la soluzione dei contenziosi. “E’ vero, conclude il Presidente dell’Anvgd di Trieste Renzo Codarin portando l’esempio di Borgo San  Nazario. I temi sono profondamente mutati. Oggi in occasione della processione del santo a Borgo, si mobilitano i funzionari sloveni del comune per preparare il luogo alla cerimonia. Anni fa era una cosa impensabile”. Ed io spesso sogno, aggiunge Darija Betocchi, Presidente dello Slovenski Klub di “svegliarmi senza il peso di dovermi interrogare sulla mia appartenenza, di vivere in un luogo normale dove sentirmi serenamente e pienamente a casa”.

Il dibattito si conclude con una sala ancora gremita di pubblico ed ospiti, dal Prefetto Giuseppe Balsamo, ai Sindaci di Trieste Roberto Dipiazza, di Duino Aurisina Giorgio Ret, di San Dorligo della Valle–Dolina Fulvia Premolin, di Sgonico Mirko Sardoc, assessori, rappresentanti di istituzioni prestigiose che hanno continuato anche al momento dei saluti a commentare quanto sentito e percepito con la sensazione condivisa che si tratti di un incontro da ripetere su altri argomenti, con altri quesiti per dar seguito a quel “Eppur si muove” che è dubbio ma anche certezza di movimento di idee e di volontà di cambiamento.

Rosanna Turcinovich Giuricin su www.arcipelagoadriatico.it

 

(di seguito alcune immagini dell'incontro, per gentile concessione del Centro di Documentazione Mutimediale della Cultura Giuliana Istriana Fiumana e Dalmata di Trieste)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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