News_monarchiaserba

10ott12 – Torna in Serbia l’ultimo reggente jugoslavo

Prima l’esumazione, due settimane fa a Losanna. Poi la traslazione delle salme in Serbia. Infine, giovedì sera, l’esposizione delle bare nella cattedrale di San Michele Arcangelo, a Belgrado. E il tributo dei più solenni onori di Stato e religiosi. A poco più di settant’anni dalla sua deposizione e a 36 dalla sua morte, le spoglie del principe Pavle Karaðorðevic, reggente di Jugoslavia dal 1934 al 1941 e ultimo esponente della monarchia a governare il Paese, sono tornate a casa, assieme a quelle della moglie, la principessa Olga, e del figlio Nikola.

 

I tre Karaðorðevic saranno tumulati oggi nel mausoleo reale di Oplenac, nella Serbia centrale. Pavle era stato designato per reggere la Jugoslavia dopo l’uccisione del cugino, re Aleksandar, avvenuta nel 1934 a Marsiglia. Aveva conservato la corona per soli sette anni, durante i quali cercò di mantenere la Jugoslavia fuori dai giochi egemonici che si consumavano in Europa e di stabilizzare le relazioni tra serbi e croati. Il tutto, fino al “golpe” militare del 1941. Un colpo di Stato che lo rovesciò dopo che il seppur anglofilo Pavle, nel marzo di quell’anno, aveva siglato il Patto tripartito con le potenze dell’Asse, una firma considerata in Serbia come una capitolazione della Jugoslavia al giogo di Hitler.

 

Dopo la guerra, per questo motivo, fu bollato come traditore dal regime comunista. Morì a Parigi, in esilio. Solo in virtù della decisione di un tribunale serbo, nel dicembre 2011, Pavle era stato riabilitato. Alla cerimonia nella cattedrale di Belgrado ha partecipato il “Gotha” religioso e politico serbo. Il patriarca Irinej ha commentato il ritorno in patria di Pavle come un evento che ha corretto un’ingiustizia storica. «Era un grande patriota che capì la situazione politica in Europa, il ruolo della Jugoslavia e delle potenze europee che dominavano il continente. Ma altre persone la pensavano in modo diverso», ha affermato l’alto prelato ortodosso.

 

Il premier serbo, Ivica Dacic, ha definito il ritorno delle salme come un «grande giorno per la Serbia» e un «atto di riconciliazione nazionale». Un atto che indica «l’atteggiamento dello Stato verso la dinastia Karaðorðevic», ha aggiunto il leader socialista, specificando che non era il «momento per discutere se alcune mosse», come quella di Pavle nel 1941, «fossero quelle giuste o meno». Il ritorno a casa delle spoglie dei Karaðorðevic non è tuttavia stato apprezzato dagli ex partigiani. L’Associazione dei veterani della guerra popolare di liberazione della Jugoslavia (Subnor), in una lettera aperta al presidente serbo Tomislav Nikolic, ha criticato la riabilitazione di Pavle e di altri personaggi giudicati quali criminali di guerra nell’allora Jugoslavia. Riabilitazioni che potrebbero addirittura causare, secondo il Subnor, problemi con i Paesi che lottarono contro Hitler e con Stati un tempo membri della Jugoslavia.

 

Stefano Giantin

“Il Piccolo” 6 ottobre 2012

 

 

 

Un’istantanea del corteo che ha accompagnato il rientro delle salme a Belgrado (foto www.srb.time.mk)

 

0 Condivisioni

Scopri i nostri Podcast

Scopri le storie dei grandi campioni Giuliano Dalmati e le relazioni politico-culturali tra l’Italia e gli Stati rivieraschi dell’Adriatico attraverso i nostri podcast.