LETTERA
In occasione della Giornata del ricordo dei profughi della Venezia Giulia e Dalmazia, celebrata ieri 10 febbraio in tutta Italia, segnalo che purtroppo, in innumerevoli occasioni, è stata esperienza comune sia mia sia di parenti, profughi come me, nati nei territori ceduti dallo stato italiano all'ex Yugoslavia, non vedere ancora riconosciuto il proprio comune di nascita dai sistemi informativi sia pubblici (aziende sanitarie, carabinieri, polizia, Motorizzazione civile) sia privati (società telefoniche, elettriche ecc).
Provate a chiedere un numero di cellulare alla Vodafone o alla 3 e vedrete che vi risponderanno che il vostro codice fiscale e' errato e che il vostro comune di nascita non esiste. In aperto contrasto da cio' che e' previsto dalla Legge 54/1989 e ribadito dalla circolare del ministero dell'interno n. 15 del 5.8.1999.
A me e' capitato di essere classificato dai sistemi informativi sanitari come nato in Yugoslavia, con attribuzione conseguente di codice fiscale errato, e, in un caso, di essere equiparato ad extracomunitario e posto in attesa in spazi destinati alle persone prive di permesso di soggiorno.
Ho la patente nuova con scritto nato in Yugoslavia e sul libretto di circolazione dell'auto e' riportata l'indicazione nato in Serbia Montenegro. Ho chiesto la rettifica e mi e' stato risposto che devo pagare 54 euro per ciascuna richiesta e aspettare almeno 6 mesi senza documenti. Ho preferito tenermi i documenti errati.
Ma dopo innumerevoli traversie e decenni passati a cercare un'integrazione, è triste dover constatare che esistono ancora in Italia discriminazioni verso gli esuli, in aperta violazione di norme di legge specifiche.
Ho scritto anche a vari giornali, ma nessuno pubblica queste proteste.
E.C.