Ecco in versione integrale l'articolo pubblicato dal periodico dell'Unione degli Istriani a commento del raduno dei Dalmati, svoltosi a Trieste lo scorso settembre. E' questo "pezzo" ad aver suscitato le reazioni indignate dei Dalmati, e non certo i primi commenti che ne aveva fatto l'ANVGD. L'Unione degli Istriani ha chiarito: "Ci scusiamo sin d’ora con i fratelli Dalmati qualora si siano sentiti offesi, magari interpretando la sorta di teorema pubblicata dall’ANVGD".
E dato che il teorema non è mai esistito, ecco l'intero articolo dell'Unione degli Istriani, dal quale sarà facile comprendere che tipo di atteggiamento l'anonimo estensore, con l'avallo della direzione del giornale, ha assunto per l'occasione e come mai tanti Dalmati si siano sentiti in dovere di protestare rumorosamente, ben prima che l'ANVGD prendesse posizione.
AJEDEMO… DALMATI !
Era davvero l’evento più atteso a Trieste, pubblicizzato la prima volta addirittura prima dell’estate, non solo sulla stampa dell’Esodo ma anche sulle pagine di alcuni quotidiani; d’altronde Trieste, capitale morale dell’Esodo, mancava di ospitare i Dalmati Italiani da oramai parecchi, troppi anni. I preparativi per un evento definito “storico” dagli organizzatori, e primi fra tutti l’instancabile onorevole Renzo de’ Vidovich, avevano tenuto occupati per tutto agosto i collaboratori della delegazione di Trieste del Libero Comune di Zara in Esilio – Dalmati Italiani nel mondo. Ed in effetti le premesse c’erano tutte per presagire un exploit degno, appunto, del 56° Raduno nazionale dei Dalmati.
Alcuni paginoni a pagamento apparsi sull’edizione de “Il Piccolo” dell’11 settembre avevano preannunciato la presenza di non meno che 20-30mila dalmati in città. Ciò si è abbinato alle esortazioni di Ottavio Missoni, Sindaco onorario del Libero Comune di Zara in Esilio, che, pure dalle pagine acquistate sul “Piccolo”, incitava a lasciar perdere la questione dei beni abbandonati e delle restituzioni, ponendosi decisamente contro corrente, essendo questi i punti prioritari dell’azione degli Esuli tutti presso il Governo.
Ma l’esordio non poteva essere segnato da peggior sorte. Domenica 13 settembre, infatti, ogni residua speranza di grandeur naufragava assieme alla brazzera che il Sindaco Dipiazza avrebbe dovuto accogliere in Piazza Unità, per alzarvi solennemente la vela d’inizio raduno. “Maledeta quela barca…” deve aver esclamato istintivamente il primo cittadino, visibilmente seccato, quando l’imbarcazione dalmata, scomparsa dai radar e mai giunta a Trieste – e pare lo si sapesse –, ha mancato l’approdo in città per pasticci organizzativi che hanno imbarazzato i curiosi presenti.
No, dobbiamo essere onesti: 20mila presenze, stando anche ai dati diffusi dall’azienda turistica di Trieste a fine settembre, non si sono registrate, anzi l’ultima presenza di massa risale, purtroppo, al 26 ottobre 1954. Ma una cinquantina di assidui frequentatori degli incontri e dei buffet che li seguivano si sono fatte notare, garantendo un uditorio più che soddisfacente agli oratori. Tra gli eventi, anche un originale concerto serale, ninentepopodimenoché al Ridotto del Teatro Verdi, con musiche di Suppé, al quale hanno assistito non solo i cinquanta aficionados (c’era anche lì un bel rinfresco) ma anche alcune signore di una certa eleganza, “vestite a festa”, che si sono fatte notare quando hanno chiesto di poter passare lungo il corridoio del Ridotto. A due signori che vi si attardavano colloquiando la prima di queste dame ha rivolto un imperioso “ajdemo!”, che in croato volgare significa “andiamo!”, nel senso di “fuori dai piedi!”.
Che dire? Basterebbe così, se non fosse tutto. Si è svolto anche un dibattito, di quelli cui raramente si assiste a Trieste: una tavola rotonda dal titolo “Chi ha interesse a contrapporre Esuli e Rimasti?”, con lo zampino da “regista” di Rosanna Turcinovich Giuricin. Tra i relatori, oltre ai “soliti noti”, avrebbero dovuto partecipare i massimi rappresentanti dell’Unione Italiana – che, come previsto, non si sono nemmeno fatti vedere – per confrontarsi con i vertici dell’associazionismo esule. Il presidente dell’ANVGD Lucio Toth, già noto a Trieste per svariate confessioni circa i suoi veri sentimenti verso le popolazioni dell’Adriatico Orientale (fra tutte, giova citare almeno il suo faccia a faccia con Miloš Budin, esponente della minoranza slovena, in cui rivelò finalmente di sentirsi più croato che italiano!), intervenendo come relatore alla tavola rotonda, non ha resistito a dichiarare che i rimasti hanno sofferto più degli esuli e, dunque, bisogna compiere un gesto di fratellanza e comprensione verso di loro.
Alla fine, dopo un’intensa settimana, lo “storico” raduno si è concluso. Domenica 20 settembre, il gran finale, nuovamente in piazza dell’Unità: i cinquanta dalmati già partiti, una sparuta folla di divertiti domenicali che, colti di sorpresa, hanno assistito deliziati all’inatteso spettacolo del defilamento di alcune imbarcazioni, di altrettanti radunisti ed all’atterraggio di un paio di paracadutisti.
È un vero peccato che nessuno di noi abbia avuto l’occasione di partecipare a questo “storico” avvenimento, ma sono bastati gli scatti di Franco Viezzoli per documentarne l’eccellenza.