di Silvio Maranzana su Il Piccolo del 4 aprile 2011
TRIESTE. Una grande manifestazione il 13 luglio a Pola e a Fiume alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Così gli italiani che vivono fuori dai confini faranno culminare una lunga serie di cerimonie, conferenze, concerti, mostre che nel corso di questo 2011 stanno già proliferando ovunque, da Crevatini a Spalato, per festeggiare i 150 anni dell’unità d’Italia. L’evento verrà collocato in quella che sarà una visita ufficiale in Croazia da parte del Capo dello Stato e sui cui dettagli viene tuttora mantenuto il riserbo.
Il giorno precedente invece, cioé il 12 luglio, a Zagabria, Napolitano dovrebbe incontrare il presidente dello Stato croato Ivo Josipovic e la premier Jadranka Kosor. Una sorta di prosecuzione questa dello storico incontro tra i presidenti di Italia, Slovenia e Croazia avvenuto a Trieste nel luglio scorso in occasione del concerto del maestro Riccardo Muti in piazza Unità, ma che si sostanziò anche nelle soste dinanzi al Balkan e al Cippo all’esodo, testimonianze delle diverse sofferenze. Napolitano sarà il secondo Presidente italiano a venir accolto dalle nostre comunità in Istria a dieci anni esatti dalla visita che fece oltreconfine nel 2001 Carlo Azeglio Ciampi.
I numeri uno e due della comunità nazionale in Slovenia e Croazia, Furio Radin e Maurizio Tremul in questa occasione dal così marcato rilievo storico non hanno timore a fare dichiarazioni forti, spingendosi anche più in là del solito: «Questa dei 150 anni deve essere una festa della nazione italiana e non dello Stato italiano e la nazione italiana è anche in Istria, a Fiume, a Zara». «In tutte le comunità di connazionali – spiega Radin – l’Italia è molto sentita e addirittura idealizzata, è sempre vista come il Paese che ha portato la civiltà nel mondo, è ancora la nostra madrepatria. Per questo riponiamo un immenso significato in questa ricorrenza e le manifestazioni organizzate per l’occasione stanno fiorendo in tutti le città e i paesi».
Tremul è sulla medesima lunghezza d’onda: «Ci sentiamo parte della nazione italiana anche se non siamo inseriti all’interno dello Stato italiano. Anche questo anniversario potrà contribuire a un rilancio della lingua e della cultura italiane. É indispensabile però un forte sostegno da Roma per poter continuare e accrescere la nostra attività». Ma un altro evento fondamentale sarà l’ingresso della Croazia nell’Ue che tornerà a riunire, stavolta nella casa comune europea, tutti i territori di un’area sì multietnica, ma per molti versi omogenea e in passato unita.
È un appuntamento verso il quale esprime soddisfazione anche il presidente della Lega nazionale, Paolo Sardos Albertini. «Oggi l’Italia può considerarsi comunque in parte sostanziale unita – rileva Sardos – ma l’ingresso nell’Europa anche della Croazia dopo la Slovenia, permetterà a Trieste di riconquistare quello che storicamente è da sempre il suo retroterra naturale istriano e favorirà in queste zone una ripresa dell’italianità.
Non va dimenticato che Trieste, da sempre cosmopolita, è stata italiana per scelta, mentre l’Istria lo è per la sua stessa storia e identità. Il podestà di Capodistria nel 1866 appurato che la terza guerra d’indipendenza non aveva liberato anche l’Istria dal giogo austro-ungarico, per un anno non uscì di casa per protesta».
(courtesy MLH)