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11giu12 – L’Europa “rimanda” la Croazia a ottobre

L’Unione europea rimanda la Croazia a ottobre. È quanto emerso dal vertice a Bruxelles del Consiglio di adesione-stabilizzazione Croazia-Ue. E dalla “capitale” comunitaria il ministro degli Esteri, Vesna Pusic è tornata molto scura in volto. Gli interrogativi aperti sono ancora molti e tutti di primaria importanza. Eppoi, come spiegano fonti diplomatiche a Bruxelles, gli altri Paesi membri daranno il via alle procedure parlamentari di ratifica del Trattato di adesione di Zagabria solo dopo aver ascoltato la relazione europea sullo stato dei progressi croati in calendario il prossimo ottobre.

 

La scorsa settimana il governo Milanovic ha approvato il piano strategico rinnovato per l’adesione all’Ue. I punti più “caldi”, quelli che “infastidiscono” anche i Ventisette, sono il sistema giudiziario, il rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo, il rispetto dei principi della libera concorrenza, la privatizzazione dei cantieri navali, la predisposizione dei valichi di confine a diventare confine esterno dell’Unione.

 

Tra i temi più scottanti, a detta di molti osservatori europei, resta quello del rispetto dei diritti umani e delle minoranze. E non è un caso che la sfilata del Gay Pride odierno a Spalato (la seconda città croata per numero di abitanti) sarà monitorata con particolare attenzione dalla Commissione europea e dai rappresentanti diplomatici dei Paesi comunitari accreditati in Croazia.

 

Per quanto concerne la privatizzazione della cantieristica il lavoro da fare è ancora enorme. Pochi giorni fa hanno perso il lavoro i 460 dipendenti dello squero di Kraljevica di cui è stato dichiarato il fallimento. Entro la fine di questo mese poi il governo croato dovrà decidere che cosa fare dei cantieri Tre Maggio a Fiume e a Trogir [Traù, ndr] mentre il cantiere spalatino è stato rilevato da un’azienda privata di Samobor, la Div. Nel settore giudiziario la Croazia si ritrova con 700mila cause arretrate (erano 1.500.000 otto anni or sono).

 

Ci sono poi i confini con la Bosnia-Erzegovina. Zagabria ne vuole aprire due, Sarajevo sette e chiede che vengano risolti tutti i contenziosi territoriali ancora aperti. Uno su tutti è quello di Neum (lo sbocco sul mare della Bosnia) dove la Croazia vuole costruire un’autostrada di 5,5 km in territorio bosniaco per superare la “strozzatura” e dove sarà proibito fermarsi. Ma Sarajevo nicchia e il ricorso all’arbitrato internazionale si avvicina sempre di più. Relativamente al rispetto della concorrenza c’è la questione della Ljubljanska Banka a causa della quale la Croazia non autorizza la Nova Ljubljanska Banka ad aprire sportelli nel Paese. E, infine, il siluro polacco. Il leader dell’opposizione a Varsavia ha detto che la ratifica dell’adesione sarà bloccata in Parlamento perché solo così si potrà costringere il governo e il capo dello Stato a riformare la Costituzione polacca e i suoi rapporti con l’Ue.

Mauro Manzin

“Il Piccolo” 9 giugno 2012

 

 

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