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11mar/07.01 – Il ghibli soffia anche a Zagabria

In questi giorni a Zagabria si registrano manifestazioni contro il governo di Jadranka Kosor. Le proteste finora sono state sostanzialmente pacifiche, salvo qualche scontro con le forze dell’ordine che ha provocato 65 arrestati, due auto della polizia danneggiate e qualche vetrina distrutta Tutta colpa di un piccolo gruppo di elementi radicali legati alle tifoserie calcistiche.

La manifestazione più grande è stata quella di lunedì scorso, quando 5mila persone si sono riunite nelle vicinanze di piazza San Marco. I manifestanti hanno attaccato la premier conservatrice definendola “tiranna”, e hanno gridato la loro rabbia per essere costretti a lasciare la Croazia per trovare quel lavoro che nel paese non c’è.

La protesta è stata organizzata sulla Rete dal gruppo Srušimo Vladu RH! (Facciamo cadere il governo!), ma rimane comunque un fenomeno eterogeneo, visto che vi partecipano imprenditori, studenti, veterani, e disoccupati.

I motivi principali della contestazione sono la cattiva situazione economica in cui versa il paese e la sua lenta fuoriuscita dalla recessione, fronteggiata dal governo con una politica timida che ha evitato riforme radicali, in attesa della stabilizzazione dei mercati mondiali. Strategia che è risultata inefficiente e ha fatto della Croazia uno dei pochi paesi che hanno visto diminuire il tasso di crescita della propria ricchezza, passato da +5,8% del 2009 a un modesto +1,5% nel 2010.

Quelle croate sono a ogni modo proteste non violente e democratiche, lontane nelle cause e nelle conseguenze da quelle della vicina Albania o del Nordafrica. Ogni ragione di malessere sociale è stata convogliata in un unico sentimento di contestazione che ha portato a bruciare simbolicamente sia le bandiere dei partiti di governo (Hdz) e di opposizione (Sdp) sia, soprattutto, quella dell’Unione Europea.

La venatura anti-europeista della protesta ha svelato il pericolo più grande dei malumori croati. Tra i manifestanti molti radicali percepiscono l'Ue come una creazione capitalista, che sfrutta operai, contadini e pescatori ed è nemica del nazionalismo.

La deriva sembra essere confermata dalla recente ricerca di Cro-Demoskopa che mostra come a febbraio siano aumentati i cittadini contrari all’Unione, ora saliti al 41% degli intervistati.

A gravare ancora di più sulla già problematica annessione di Zagabria c’è stata poi la coincidenza tra le manifestazioni di piazza e la ratifica, avvenuta il 16 febbraio, dei negoziati per l'adesione. La richiesta di allargamento alla Repubblica di Croazia è ormai a buon punto e potrebbe essere completata entro l’anno se il governo continuerà sulla strada delle riforme, in particolare quelle che servono a combattere la corruzione, aumentare la concorrenza, garantire il ritorno dei rifugiati e migliorare la cooperazione con il Tribunale penale internazionale.

Nonostante lo scetticismo interno, il governo Kosor assicura che i negoziati porteranno all’accordo entro il vertice europeo di giugno, un giorno prima del ventesimo anniversario dell’indipendenza croata.

La sfida più grande è però spiegarne i benefici a una popolazione piuttosto scettica. Anche se le proiezioni dicono che la maggior parte dei croati sostiene l’Ue, le proteste rischiano di aumentare l’euroscetticismo, e mettere a repentaglio il successo del vitale referendum sull'adesione che si dovrà tenere a fine anno.

La signora Kosor e il suo esecutivo restano in attesa che le proteste si indeboliscano, mentre l’Eurobarometro continua pericolosamente a oscillare.

da larepubblica.it 10 marzo 2011 – cartina di Laura Canali

 

 

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