Salutata da un folto pubblico e da numerose autorità, mercoledì sera è stata ufficialmente aperta La Bancarella- Terzo salone dell’Adriatico orientale, la manifestazione che si terrà fino alla prossima domenica 14 settembre in Piazza sant’Antonio a Trieste con un articolato programma di incontri. Al taglio del nastro erano presenti, oltre al presidente del Centro di documentazione multimediale della cultura giuliana, istriana, fiumana e dalmata, Renzo Codarin, anche il sindaco di Trieste, Roberto Di Piazza e l’assessore regionale alla Cultura Roberto Molinaro. Quest’ultimo ha ricordato il principale elemento ricorrente in tutte le manifestazioni che si sforza di confezionare il CDM, ossia il dialogo sulle questioni adriatiche, quanto più possibile contemporaneo e presente ed esercitato soprattutto attraverso la cultura, l’approfondimento e la riflessione. Molinaro, in particolare, ha parlato della Bancarella come di “un'iniziativa culturale che tratta del passato di Trieste e di una parte significativa di questa regione, ma lo fa in modo assolutamente moderno, con un recupero della memoria che ha a che fare con il futuro". Molinaro, che ha portato anche il saluto del presidente della Regione Renzo Tondo, ha quindi notato come l'iniziativa “contribuisca ad una valutazione della sostanza alla base delle prospettive delle terre che si affacciano su quel grande corridoio che è l'Adriatico e alla costruzione di un futuro europeo per Trieste”.
Anche il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza, come lo stesso Renzo Codarin, hanno voluto sottolineare come sia fondamentale esercitare un lavoro continuo ma onesto per la riproposizione di valori che non possono essere mai dati per scontati e che hanno a che fare con un futuro europeo che si richiama ai momenti alti delle grandi civiltà europee del passato, quelle che hanno saputo essere plurali ed accogliere senza negare. Di Piazza ha quindi confermato il ruolo di Trieste in particolare quale terra più rappresentativa per i 350 mila che lasciarono l’Istria, una città che è stata capitale dell’esodo e della Venezia Giulia e che in futuro sarà ancora crocevia tra popoli diversi. Riferendosi sempre all’esodo, ha parlato di “ ..persone che da oltre sessant'anni aspettano un riconoscimento dallo Stato italiano perché con le loro terre sono stati pagati i debiti di guerra".
La giornata di mercoledì si è quindi chiusa con una breve presentazione di Sangue blu, recentee romanzo semi-autobiografico del giornalista del Messaggero Veneto Gian Paolo Polesini, ultimo discendente dei nobili marchesi che per settecento anni risiedettero a Parenzo, contribuendo alla sua storia con curiosi aneddoti che l’autore riporta con grande ironia e schiettezza. Quindi ha eseguito magistralmente un “Omaggio a Fiume e dintorni” il duo – viola & pianoforte – composto da Francesco Squarcia e Nina Kovacic
La giornata successiva ha portato nel vivo la manifestazione un fitto calendario, del quale vogliamo qui ricordare in particolare una parte della mattinata, aperta dal saluto del vice Presidente della Fondazione CRTrieste Giorgio Tomasetti, il quale rappresenta l’ente che, assieme al MIBAC, ha reso possibile con il suo contributo questa manifestazione. Per inquadrare, nella sua attualità, questa terza edizione della Bancarella, è intervenuto quindi l’onorevole Lucio Toth, in qualità di presidente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia e come membro del direttivo CDM.
Il ragionamento di Toth è lucido e complesso nel suo affrontare tramite precisi esempi lo scorrere del tempo. La sua riflessione parte con un attimo di raccoglimento per l’anniversario dell’attentato alle Torri gemelle, quell’11 settembre che, a ragione o a torto, ha profondamente ridefinito le logiche tra le potenze mondiali. Da qui torniamo alle nostre realtà, anch’esse ruotanti, nel corso della storia, attorno ad improvvise tragedie capaci di deviare i percorsi comuni. La guerra nei Balcani, ai margini dell’Europa occidentale, e appena più indietro, i due conflitti mondiali, la guerra fredda e l’abituale sorvolo di interessi troppo grandi sulle teste di chi abita i confini. “Aldilà della morte delle ideologie, teorizza Toth- la linea di demarcazione da quest’estate si è fatta più netta e risiede tra il Mar nero e l’Asia”. Proprio in virtù delle recrudescenze conflittuali che possono accadere, l’onorevole si raccomanda alla cultura come unico modo di riconquistare la realtà, “il modo più intelligente per affermare la propria identità”. Sempre valutando la situazione odierna, Toth ha ricordato anche il recente dibattito mediatico seguito alla pubblicazione del documento di sintesi redatto al termine del mandato di presidenza europea dalla Slovenia, dove si parlava di “territorio etnico sloveno” riferendosi ai territori del litorale oggi in territorio sloveno, ma che all’epoca dei fatti citati facevano parte della cosiddetta zona B. “Un terreno scientificamente scivoloso e vago” ha commentato Toth, ricordando che il documento è stato anche sottoposto all’attenzione del Ministero degli esteri italiano e al Presidente della Repubblica. Questo discorso è stato poi ricondotto alle truppe inviate in Afghanistan: “1400 soldati, italiani, sloveni, albanesi, per difendere un territorio grande come il nord Italia. Se stiamo insieme per difenderci da un nemico comune, dopo sessant’anni, è possibile ricadere ancora negli stessi errori?”- ha concluso il presidente ANVGD sul tema. La domanda forse non otterrà una facile risposta nei fatti e l’intervento si conclude in realtà sulla cultura adriatica, veneta e latina di Trieste, di Pola, della Dalmazia, per confluire in quel giorno del Ricordo portato avanti da chi lo alimenta quotidianamente con uno sforzo consapevole. “Si può essere spalatini e italiani, come si può essere triestini e sloveni”. Questioni di scelta o di inevitabilità, mentre ci si appresta a difendere il presente per costruire il futuro.
Emanuela Masseria su www.arcipelagoadriatico.it