Il quotidiano italiano di Fiume, “La Voce del Popolo” dà notizia sul numero del 15 marzo scorso della “scoperta”, da parte di un ricercatore di Zagabria, delle presunte origini croate di un grande pontefice, Sisto V (1520-1590), del quale si legge in tutti i testi di storia dell’arte rinascimentale avendo egli rivoluzionato l’assetto urbanistico e monumentale di Roma con tutta una serie di interventi che da soli necessitano più volumi a parte. Senza contare la riorganizzazione della Chiesa, le riforme economiche, i provvedimenti legislativi, la moralizzazione dei costumi (anche ecclesiastici), la politica estera, le riedizioni delle Sacre Scritture, delle cui stampe pare correggesse personalmente le bozze: il tutto in cinque anni di pontificato (1585-1590).
Nato a Grottammare (Ascoli Piceno, nelle Marche), sulla sponda occidentale dell’Adriatico che guarda all’orientale, alla Dalmazia ed esattamente verso Spalato e Traù, le sue sedicenti radici croate sono state recentemente evocate da tale Ivan Golub nel corso di una conferenza nell’Accademia zagabrese delle Scienze e delle Arti. «Ci risiamo» ha ironizzato il giornalista della “Voce del Popolo”, Kristijan Knez. «L’elenco degli illustri personaggi distintisi nei campi più diversi dello scibile umano spacciati per croati aumenta. La brigata dei grandi nomi comprende: l’esploratore Marko Polo (Marco Polo), l’architetto Juraj Dalmatinac (Giorgio Orsini), il filosofo Frane/Franjo Petrić, Petrišević o Petrišić (Francesco Patrizio) – i contraffattori non si sono ancora accordati sulla versione definitiva – lo scienziato Ruđer Bošković (Ruggiero Giuseppe Boscovich), l’uomo d’affari Andrija Ljudevit Adamić (Andrea Lodovico Adamich) e tantissimi altri ancora». Mancava un papa, e lo hanno finalmente trovato.
Tale l’entusiasmo da allargarsi a tracciare l’albero genealogico del pontefice partendo da una serie incredibile di elucubrazioni sullo stemma di famiglia e sul cognome Peretti (che sarebbe derivato dal frutto della pera, in croato kruška) in un corto circuito mentale di rara comicità, se non fosse che, ancora una volta, ambienti sedicenti colti o meno si cimentano nell’indebita appropriazione di personaggi illustri della civiltà latina e italiana espressa nei secoli dall’Istria e dalla Dalmazia. Ovviamente, non viene presentata alcuna documentazione o fonte a supporto dell’asserita scoperta. Basta essere nati nel Quattrocento o nel Settecento in un luogo oggi a sovranità croata per assumere, retroattivamente, quella “cittadinanza”: è accaduto in tempi recenti per lo splendido Bronzo di Lussino, quell’Atleta ellenistico rinvenuto negli anni Novanta nelle acque di Lussino (oggi Losinj) per “promuoverlo” a testimone della cultura croata, come in queste settimane è stato presentato a Parigi nell’ambito del «Festival della Cultura croata» (!) . Per tutti gli altri, il giochino è semplice: basta “tradurre” il nome originario del personaggio di turno (latino o italiano) ed eccolo trasformato nel vessillifero dell’identità nazionale.
Attendiamo il prossimo passo, quello nell’antichità: attento Diocleziano imperator, grande riformista dello Stato romano, a breve ti attribuiscono la cittadinanza croata perché nato nel III secolo d. C. in Dalmazia, e fino al 2013 sei cittadino extracomunitario….
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Lo stemma di Papa Peretti, dal quale il fantasioso ricercatore croato avrebbe tratto i segni dell’origine slava del pontefice marchigiano (foto www.comune.morrovalle.mc.it)