Un’approfondita e dettagliata raccolta di circa 40.000 toponimi dalla Dalmazia al Mar Nero in italiano e nelle lingue locali, includendovi le varianti amministrative, locali, erudite, storiche e comprensive del nome degli abitanti.
Nelle appendici la toponomastica slovena del Friuli Venezia Giulia e croata ed albanese delle località italiane ove queste minoranze siano ufficialmente riconosciute; le variazioni storiche delle denominazioni italiane della Venezia Giulia, delle denominazioni toponomastiche ed amministrative delle località illiriche nelle lingue locali, come anche nell’eventuale loro corrispettivo italiano. Uno strumento essenziale per relazionarsi con i Paesi dell’Adriatico Orientale, oramai inseriti in un contesto di integrazione europea.
La denominazione ufficiale di una data località viene stabilita dalle autorità competenti; è però un fenomeno comune ad ogni popolo e tempo l’adattare alla propria lingua i nomi delle località straniere con le quali si viene in contatto; e questo sia perché nessuno può apprendere tutte le lingue del mondo, come non può essere nemmeno in grado di riprodurne tutti i fonemi, per non parlare dei grafemi.
C’è da segnalare un enorme patrimonio toponomastico in italiano relativo all’Europa centro-orientale e, segnatamente, balcanica. Innanzitutto c’è uno strato di termini risalenti all’età romana con un impiego moderno geografico, come Pannonia o Sirmio; l’uso amministrativo fin quasi a metà del XIX sec. del latino nel Regno d’Ungheria permette di disporre di moltissimi termini come Timociana (Timočka krajina) ed anche di coniare utili aggettivi per le moderne esigenze di comunicazione: coprivnicense e neoplatense in relazione a Koprivnica e Novi Sad.
In certi casi, oltre alla praticità di termini perfettamente comprensibli da un italofono e senza il problema di segni diacritici non sempre riproducibili, l’uso dell’italiano può essere diplomatico, come l’impiego di Cossovo evita la scelta tra il serbo Kosovo e l’albanese Kosova (Kosovë).
Chiaramente la quasi totalità della toponomastica istriana e dalmata ha un corrispondente italiano che attualmente in Istria spesso è pure una variante amministrativa, dato che la maggior parte dei comuni istriani sono ufficialmente bilingui, il che rende necessaria la conoscenza del locale toponimo italiano. Nella attuale ridefinizione dei rapporti tra croato, serbo, bosniaco e montenegrino diventano significative le differenze come tra Ròvinj (croato standard) e Rovìnj (croato locale), Beògrad (serbo), Bèograd (croato), sarajevski (saraievese, geografico), sarajlijski (saraievese, etnico).
Non è neanche inutile poter disporre di un’eventuale traduzione per attuali denominazioni amministrative come Regione del Lungosava Inferiore (Spodnjeposavska regija) o Contea Raguseo-Narentana (Dubrovačko-neretvanska).
Dei 40.000 toponimi ricordati quelli italiani e bulgari sono meno del 2%, il che significa comunque un non trascurabile numero di circa 800, individuati raccogliendo toponimi di origine latina classica o curiale od italiano antico ed ancora in uso o nuovamente pronto per l’uso, perché se ci sono rapporti, c’è anche bisogno di parole per esprimerli. Per esempio, certamente Arčar (Archar) è oggi un villaggio non lungi da Vidin ma dato che in tempi antichi era sede di una diocesi latina (Ratiaria), il cui titolo è ancora in uso in Vaticano, Raziaria e l’aggettivo raziario/a, sono tutt’oggi in uso in italiano; Varna rimane tale anche in italiano ma dall’aggettivo latino varnensis si può formare quello italiano varnese e dall’antico toponimo della città, il greco Odessos, anche l’erudito odessitano.
Tutti i toponimi sono accentati e quelli bulgari controllati dalla prof.ssa Laura Bumbalova, e se l’originale è in cirillico od in greco anche traslitterato secondo il sistema scientifico (per il bulgaro tra parentesi si è aggiunto pure quello ufficialmente adottato dal governo, nei casi in cui si differenzia).
(fonte www.bulgaria-italia.com)
Natale Vadori, Italia Illyrica
glossario degli esonimi italiani di Illiria, Mesia e Tracia
Ellerani Editore, Pordenone 2011, pp. 790, Euro 65