«Vivo stupore» ha espresso il Vaticano per tramite di padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana, a seguito del pronunciamento del ministero croato della Giustizia che nei giorni scorsi ha dichiarato nulla la restituzione dei beni del monastero di Daila alla Diocesi di Parenzo-Pola. Tradotto dal linguaggio diplomatico, significa profonda irritazione, tant’è che, prosegue, «sarà doveroso dare ai soggetti interessati la possibilità di verifica di questo provvedimento nelle sedi opportune». «Le notizie su un annullamento o constatazione di nullità, da parte del ministero della Giustizia croato, di decisioni già approvate negli anni scorsi dall’Ufficio di amministrazione statale nella regione istriana di Buie sulle restituzioni di beni alla parrocchia di Daila – ha inoltre affermato Lombardi all’agenzia Ansa – suscitano vivo stupore, sia per la straordinarietà della decisione adottata che perché il primo ministro croato aveva manifestato l’intenzione di affrontare in spirito di collaborazione un problema che sta a cuore tanto alla Croazia
quanto alla Santa Sede, sia perché un tale modo di procedere non sembra coerente con il principio fondamentale della certezza del diritto».
Nel frattempo il vescovo Ivan Milovan ha rimosso dall’incarico il cancelliere della Diocesi Ilija Jakovljevic, distintosi per una loquela troppo abbondante e disinvolta, con la quale non aveva avuto riguardi per il Vaticano e i vertici della stessa Chiesa croata. Intanto continua a scatenare numerose reazioni la decisione unilaterale di Zagabria di intavolare allo stato la tenuta di Daila. Dal canto suo, il presidente della Regione istriana, Ivan Jakovcic, ha ribadito la soddisfazione per il deliberato del ministero della Giustizia, ed ha voluto rimarcare il fatto che negli anni Novanta gli immobili di Daila sono stati “donati” alla Diocesi di Parenzo-Pola dallo Stato centrale e non dalla Regione istriana, come invece Zagabria pare voglia suggerire, forse per tentare di sfumare la propria posizione. C’è da essere certi comunque che la questione non è chiusa.
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