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14 dic – ”Un anno in Istria”, piatti e luoghi secondo le stagioni

L’immensa ricchezza di luoghi, tradizioni e piatti tipici presenti in Istria ha determinato un processo di maturazione che si è consolidato coinvolgendo il turismo durante tutto l’anno. Su questi temi Rosanna Giuricin ha scritto ”Un anno in Istria” (Mgs Press, pagg. 160, euro 16,50) suddividendo le stagioni in quattro capitoli contenenti cenni storici, consigli sui luoghi da non perdere e la proposta di gustose ricette. Il libro verrà presentato oggi, alle 17, nella sede delle Comunità Istriane in via Belpoggio 29/1 (Trieste), insieme a quello di Enrico Gurioli e Alessandro Molinari Pradelli ”Un anno in Istria”. Alessandra Norbedo proporrà la lettura di alcune pagine di entrambe le opere.

Nel 1996 la stessa autrice aveva pubblicato il volume ”Mangiamoci l’Istria”, che presentava un insieme di itinerari enogastronomici alla ricerca di prodotti tipici, testimoni di un’evoluzione che puntava al totale recupero della tradizione.

Il desiderio di evadere da ambienti caotici verso la natura e i suoi luoghi nascosti ha fatto in modo che l’interesse verso la penisola spostasse l’occhio nell’entroterra.

Durante il ventennio Ottanta-Novanta è avvenuto il recupero in ambito vinicolo grazie alla supervisione degli enologi del Collio, all’apporto di metodologie inedite (una su tutte la fermentazione a freddo) e la costruzione di nuove cantine. Paesi dell’entroterra come Momiano e Dignano sono diventati le principali mete per chi volesse assaporare ottimi calici di malvasia, refosco e moscato.

Ogni stagione porta con sè il suo bagaglio di sapori, odori e colori.

Il profumo di biancospino nelle campagne in primavera è il primo segnale di rinascita, il sole crea nuove sfumature e dopo un timido inizio tutto esplode.

Piatti come la frittata di asparagi e gli gnocchi conditi con una crema di pecorino stagionato e pepe sono protagonisti sulle tavole degli agriturismi.

L’estate allunga le giornate e le spiagge sono frequentate fino al calar del sole. Le rocce calcaree caratterizzano l’aspetto morfologico costiero creando una geografia di terrazze sul mare.

I fondali profondi favorisono l’esistenza di grandi varietà ittiche, tra le quali la sogliola, le cicale di mare (canocie), le orate e i branzini.

Il profumo del mosto durante la vendemmia, simboleggia l’avvento dell’autunno. Il gusto dolce delle pesche settembrine sono l’ultimo saluto di un’estate che volge la termine. I tartufi della valle del Quieto deliziano i piatti caldi come le tagliatelle e i filetti di sogliola. Non è altro che il preludio all’inverno che raccoglie tutti davanti al calore del caminetto, magari dopo una buona minestra d’orzo o un gustoso baccalà con un contorno di patate “in tecia” seguite dalla ”putizza”, il tradizionale dolce dicembrino.

Tutto questo intrecciarsi di storia, gastronomia e prodotti tipici ha avvicinato quel turismo estivo alle zone più recondite del territorio coltivando un rapporto costante con l’esterno, ideale in ogni stagione.

Gioele Pagotto su Il Piccolo del 14 dicembre 2010

 

 

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