COMUNICATO DEL PRESIDENTE NAZIONALE ANVGD LUCIO TOTH
È arrivato questo 17 Marzo, più temuto che atteso per le contestazioni e i malumori che serpeggiano da nord a sud: da Genova, bombardata nel 1859 da Lamarmora, a Bronte, con la sua strage garibaldina, a Civitella del Tronto e agli altri massacri del neo-esercito italiano nel Mezzogiorno, fino ai cannoni di Bava Beccaris contro gli operai di Milano.
Nel celebrare il 10 Febbraio scorso il Giorno del Ricordo gli Esuli giuliano-dalmati vollero ricordare il contributo di pensiero, di azione e di sangue dello loro regioni all’unificazione nazionale, da Niccolò Tommaseo, difensore della purezza della lingua e capo della rivoluzione veneziana del 1848, ai Fratelli Bandiera, figli di una patrizia dalmata, alle migliaia di volontari e di politici che animarono la rinata Repubblica Veneta e la Repubblica Romana e combatterono per il Tricolore nelle tre Guerre d’Indipendenza e nella Grande Guerra, da Giacomo Venezian a Fabio Filzi, a Slataper, a Stuparich, a Francesco Rismondo e Nazario Sauro.
Oggi però vediamo che una volta ancora questo nostro diritto a far parte della memoria della Nazione ci viene negato e nell’enumerare gli eventi importanti di questi 150 anni nulla troviamo sull’entrata delle nostre terre nello Stato unitario e sul disastro politico del loro distacco nel 1947 con il nostro esodo massiccio, fatti considerati meno importanti della vittoria ad un festival o dell’uscita di una canzonetta.
E allora poniamo agli altri italiani quattro semplici domande:
1. Se i Giuliano-Dalmati hanno sbagliato tra il 1861 e il 1918 a lottare e soffrire persecuzioni per entrare nello Stato unitario italiano.
2. Se hanno sbagliato le migliaia di volontari dall’Istria, da Trieste, da Gorizia, da Fiume e dalla Dalmazia ad aver partecipato al Risorgimento e alla Prima guerra mondiale.
3. Se è stato un errore di ingenuità dare all’Italia il più alto numero di volontari e di caduti nella Seconda guerra mondiale, comprese le migliaia di infoibati e le centinaia di combattenti nella guerra di Liberazione.
4. Se è stato un errore abbandonare in 350.000 le nostre terre natali per restare italiani e continuare a far parte di un Paese che considera le nostre vicende come fatti insignificanti e trascurabili.
Vorremmo una risposta. Non per cambiare idea, ché il nostro amore per l’Italia quello è e quello resta. Ma per capirci qualcosa di questo strano Paese e se può ancora considerarsi una Patria.
On. Lucio Toth, Presidente dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia
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