di GABRIELLA ZIANI su Il Piccolo del 15 luglio 2010
TRIESTE Il fiato sospeso c’era, eccome. Non solo per il temporale in arrivo. Quirinale, Ravenna festival, amministratori, silenziosi tessitori della tela intitolata a Muti e ai tre presidenti hanno tremato fino all’ultimo. Paura di parole dal sen fuggite, di imprevedibili proteste, timore sottopelle di una Trieste percepita come scontrosa e, per i noti motivi, forse anche rabbiosa. Il giorno dopo, dopo la musica, è tutta un’altra musica. La folla straripante al concerto «Le vie dell’amicizia» in piazza Unità ha messo nell’urna il suo voto. E prendendone atto tutti guardano seriamente al domani.
«La città è stata molto contenta, aveva bisogno di un momento catartico per uscire dal suo tunnel, ha scoperto il piacere di sentirsi ”normale”» afferma Roberto Antonione, il senatore più in familiarità col presidente Giorgio Napolitano, ideatore dell’Agenzia per i Balcani che avrà sede a Trieste, e di recente incaricato dal governo di dare nuovo impulso alle attività dell’Ince. «Non è stata una ritualità – aggiunge -, ma sarebbe stato un evento impossibile senza la spinta emozionale, irrazionale, che diventa contagiosa. Adesso può cambiare l’atteggiamento dell’opinione pubblica, cosa che facilita la collaborazione tra Italia, Slovenia e Croazia anche su temi concreti, e nell’interesse di tutti».
Altrettanto convinta la presidente della Provincia, Maria Teresa Bassa Poropat: «Si sono percepiti l’assoluta novità, il grande sforzo della politica di riconoscere i diritti violati da entrambe le parti, un cambiamento (dopo anni di tentativi falliti) che dice a noi amministratori, di centrodestra e centrosinistra: non possiamo fermarci qui, si chiude un periodo, se ne apre un altro. E la politica deve assumersi questa responsabilità, dare una mano al cambiamento di mentalità. Muti è stato carismatico, non sarebbe stata la stessa cosa con incontri formali in Prefettura, questi sono eventi che modificano la cultura del cittadino, fanno crescere un pensiero diverso». Contenta e grata, Poropat, anche della telefonata che alle 22, sull’onda dell’entusiasmo, il sindaco Dipiazza le aveva fatto per comunicarle la notizia appena avuta dal Quirinale: era fatta, i tre presidenti sarebbero arrivati. Un gesto di amicizia anche questo.
Più meditato, per il peso delle decisioni che si portano sulle spalle, i pensieri dei due «diplomatici aggiunti», il presidente dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Lucio Toth, e l’ex senatore Milos Budin, che hanno suggerito come pareggiare la sosta dei presidenti ai siti della memoria. «L’aspetto positivo travalica quello negativo – dice Toth -, e per negativo intendo che quando si hanno contenziosi lunghi e in parte non risolti (beni abbandonati, minoranze) fare un’azione di riconciliazione rischia di bruciare la possibilità di ulteriori negoziazioni. Ma viceversa un nuovo clima potrebbe anche agevolarle». Il secondo pensiero è prevalso: «Non voglio – dice Toth – che questi problemi mantengano il blocco fra Trieste e il suo entroterra, e tra l’Italia e i Paesi dell’Adriatico. Il Quirinale era seccato per queste pressioni. E poi il Paese deve poter commerciare, e avere una cultura comune: non abbiamo in comune tanta musica?».
Dietro le quinte, altre pressioni. «Mi dicevano: perché non fare il concerto all’Arena di Pola? O nella piazza di Zara? Ma è matura Pola? È matura Zara? No. Trieste invece sì, gli italiani sono più avanti. Noi non abbiamo fatto come gli sloveni, non siamo andati ai monumenti, abbiamo fatto piuttosto la fila per i biglietti. Al convegno nazionale di Rimini io ho posto la domanda agli esuli: lo facciamo il concerto o no? La risposta è stata sì. Motivazione: per risolvere il problema dei pellegrinaggi in tutti i luoghi della memoria». L’Anvg ha fatto un sondaggio d’opinione in città alla vigilia dell’evento. Lo presenterà domani Renzo Codarin, responsabile provinciale dell’associazione.
«Secondo me la consapevolezza del significato di questa giornata maturerà in città col tempo, il tempo lo consoliderà, si capirà a fondo la sua importanza – dice Budin -, la cosa sostanziale è che questo incontro dei presidenti è avvenuto dopo anni di tentativi falliti, promesse, impegni mancati. Se è stato difficile conciliare le posizioni? La data del 13 luglio (anniversario dell’incendio all’ex hotel Balkan) è stata una coincidenza. Una casualità non casuale, in fondo. Che ha dato a Trieste un momento di passaggio nel pacifico processo di costruzione del futuro».