In questi giorni in cui Esuli e discendenti sono impegnati nella compilazione dei moduli del Consimento, si rincorrono ipotesi e consigli su come indicare i luoghi di origine e di nascita dei componenti dei nuclei familiari. La nostra esperienza sui problemi anagrafici non ha mai posto in dubbio che grossi problemi sarebbero saltati fuori e così è stato.
Nei giorni scorsi abbiamo dato alcune indicazioni preziose in merito, che però l’asociazione Coordinamento Adriatico ha inteso criticare per quanto riguarda i nativi prima del 1920, che potrebbero essere indotti in errore “seguendo le indicazioni dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, per quella “nati In Austria-Ungheria” (altrettanto inesatta, perché tale entità statale è oggi inesistente)”.
Andiamo quindi per gradi a capire perché si inciampa sul Censimento e come si può evitare di sbagliare.
Il Censimento chiede da una parte il luogo di nascita dei componenti il nucleo familiare e da un’altra i dati sui propri genitori. Sono due casi che vanno trattati SEPARATAMENTE.
Quando si parla di componenti ATTUALI del nucleo familiare, viene chiesto di indicare il comune italiano di nascita o, se estero, l’attuale stato sotto cui il comune si trova. Chi è nato in Istria, a Fiume o Zara tra le due guerre (o in Zona B fino al 14 marzo 1977) è nato in Italia, quindi deve indicare di essere nato in un Comune italiano a tutti gli effetti. Non dovrà MAI indicare che il suo Comune ora si trova in Croazia o Slovenia. Chi invece è nato in Istria, a Fiume o Zara dopo il 15 settembre 1947 o in Zona B dopo il 14 marzo 1977 o quando era sotto l’impero austro-ungarico, dovrà indicare di essere nato in un comune estero che attualmente si trova in Croazia o Slovenia.
Diverso è il caso quando ci vengono chiesti i dati dei GENITORI. Se il genitore è nato in Istria, a Fiume o Zara quando erano italiane, va barrata la casella che indica “In Italia” come stato di nascita. Se il genitore è nato in queste città dopo il 15 settembre 1947 va indicato come nato “all’estero” (Jugoslavia), come se è nato quando erano parte dell’impero austro-ungarico va indicato nato “all’estero” (Austria-Ungheria).
E’ sì vero che il problema della compilazione non è semplicissimo, ma appare fuori luogo l’appello all’italianità lanciato da Coordinamento Adriatico, proprio perché basato sia sull’erronea interpretazione delle istruzioni del Censimento, sia perché cade nel banale errore, compiuto in genere dalla amministrazioni ignoranti, di scambiare il luogo di nascita come patente di cittadinanza. Le nostre famiglie, a differenza di quanto afferma la Martissa, non devono dichiarare “di essere discendenti di immigrati da Slovenia e Croazia“: primo perché il luogo di nascita non indica la cittadinanza; secondo perché i nostri Esuli devono tranquillamente indicare di essere nati in Italia.
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