«Ora non solo l’Italia, ma anche la Croazia e la Slovenia sono consapevoli che il genocidio a danno degli italiani messo in atto dalla Jugoslavia comunista non può aver giustificazione neppure in tutte le schifezze che il fascismo ha commesso in quelle terre o comunque nei confronti di sloveni e croati».
É quasi trionfalistico il bilancio che fa degli incontri tenutisi a Pola e del concerto svoltosi all’Arena, il presidente Renzo Codarin che ha guidato la Federazione degli Esuli a colloquio con i due Capi di Stato: Ivo Josipović e Giorgio Napolitano.
Presidente Codarin, allora una vecchia pagina chiusa o una nuova finalmente aperta?
Direi una porta sfondata, anche se ci sono voluti molti anni di lavoro anche da parte nostra per abbatterla. È già trascorso parecchio tempo da quando lo stesso Presidente Napolitano ha fatto dichiarazioni particolarmente forti sulle foibe e sull’esodo suscitando tra l’altro anche la reazione risentita dell’ex presidente croato Mesic. Ma già in quell’occasione abbiamo capito che gli esuli italiani in qualche modo erano riapparsi sulla faccia della storia.
Qual è stato l’elemento determinante per questo recupero forse insperato?
Sicuramente la Legge sul giorno del ricordo che ha avuto l’approvazione pressoché unanime da parte del Parlamento italiano. Fino ad allora Slovenia e Croazia potevano farsi forti anche delle divisioni che sull’argomento esistevano all’interno dello schieramento politico italiano. Oggi c’è una posizione concorde, su questo argomento Governo e Presidenza della Repubblica si trovano sulla medesima linea, il Ministero degli Esteri sta facendo un’azione decisa e costante.
Cos’è cambiato allora?
Molte cose, anche nei libri di testo scolastici. Nelle scuole finalmente si parla pure di foibe e esodo, si fanno seminari e incontri. Ma soprattutto è cambiato il clima internazionale che rende più facili i rapporti con i nostri Stati vicini e che ci permetterà forse di giungere a una negoziazione sulle questioni tuttora irrisolte.
Ma voi, in un prossimo ipotetico appuntamento solenne, sareste disposti a rendere omaggio anche alle vittime del lager che il fascismo insediò nell’isola di Arbe?
Certamente, noi non abbiamo nulla a che spartire con il fascismo. Il grande esodo da Pola con 28 mila italiani scappati, avvenne nel 1947 quando il fascismo era ben che caduto, migliaia di persone furono costrette a spostarsi dalla zona B addirittura dopo il 1954 quando l’Italia era da tempo una Repubblica democratica.
Ma anche la base degli esuli coglie riscontri così positivi dai rapporti attuali tra gli Stati? Eppure l’Unione degli Istriani non vuole saperne di entrare sotto l’ombrello della Federazione.
Sicuramente vi sono anche posizioni più estreme, persone che esprimono rabbia quando vedono che non si fanno passi avanti sulla questione dei beni, mentre si vedono in Istria case abbandonate che sarebbe stato meglio per tutti se fossero state restituire ai proprietari italiani Su questo problema c’è l’ostacolo del trattato di Osimo che prevede che gli optanti vengano indennizzati dallo Stato italiano.
Ma lo stesso vostro presidente Lucio Toth ha affermato che il trattato di Osimo deve essere superato. Condivide?
Il trattato di Osimo è stato firmato con uno Stato comunista che non aveva un concetto molto elevato della proprietà privata. Ora Croazia e Slovenia hanno compreso che dietro alle richieste di restituzione dei beni da parte italiana non ci sono rivendicazioni irredentistiche o politico-territoriali. Tra breve anche la Croazia sarà in Europa e finalmente tutti i confini spariranno. Il Trattato di Osimo non potrà aver spazio all’interno dell’Unione europea. In passato gli Stati erano padroni anche di fare trattati che non rispettavano i diritti dell’uomo, nell’immediato futuro non sarà più così. Il pronunciamento della Corte suprema di Zagabria che equipara gli stranieri ai croati è un primo passo su questa strada.
Cosa hanno detto i concerti di piazza dell’Unità d’Italia a Trieste e dell’Arena di Pola?
Hanno certificato in modo solenne che si ha il diritto di sentirsi radicati su un certo territorio anche se non fa più parte di uno Stato, che ormai non si può più nascondersi dietro i vecchi confini.
A quando i prossimi appuntamenti decisivi?
Già a ottobre esponenti dei Governi italiano e croato avranno incontri per affrontare i problemi rimasti. Siamo fiduciosi per due motivi: Il Governo italiano sa ascoltare anche gli esuli e il presidente Josipović ha dimostrato di avere rispetto per la storia.
Silvio Maranzana
“Il Piccolo” 14 settembre 2011
(Renzo Codarin, presidente della FederEsuli e vicepresidente nazionale ANVGD)