Dagli idrovolanti ai corridoi paneuropei, passando per mari, monti e campagne non si contano i modi per arrivare in Dalmazia, terra lontana o vicina a seconda dei tempi e delle implicazioni sociopolitiche ed economiche che riguardano, o hanno riguardato, questo territorio. Sul tema si è dibattuto proprio ieri a Trieste in occasione del Raduno nazionale dei dalmati, che ha aperto la sua seconda giornata con un incontro sui traffici che da sempre sono esistiti tra il capoluogo giuliano e Zara, Spalato e Ragusa. Il primo a prendere la parola è stato Renzo Codarin, già Presidente dell’Aeroporto giuliano, con una relazione storica sugli apporti, prima nel settore navale e poi in quello aeronautico, della famiglia Cosulich. La nota dinastia di armatori lussiniana aveva dato inizio alla propria attività armatoriale dal 1857 e, trasferendosi a Trieste, diede impulso all’espansione della propria flotta fondando nel 1903 la compagnia di navigazione “Unione Austriaca di Navigazione dell’Austro Americana e dei Fratelli Cosulich”, che sotto giurisdizione italiana assunse la denominazione “Cosulich Società Triestina di Navigazione”. Nel 1923 furono aperte le Officine Aeronautiche in quanto la famiglia Cosulich aveva rivolto il suo interesse alla navigazione aerea ed era proprietaria dal 1921 della Società Italiana Servizi Aerei (SISA), nata con lo scopo di gestire una scuola di volo per piloti di idrovolanti civili e militari, oltre che per effettuare voli turistici, pubblicitari e di collegamento tra le città italiane diventando così una delle prime compagnie aeree commerciali italiane.
Il primo passeggero pagante per un volo in aereo, in Italia, salì a bordo di un monoplano “Caproni Da 9” il 25 luglio 1912, durante una serie di esibizioni dimostrative organizzate al Lido di Venezia, ma solo nel 1921 era nata in embrione la prima campagna di navigazione aerea con l’intento di far svagare gli ospiti di un grande albergo i fratelli Cosulich di Trieste acquistarono un idrovolante FBA per portare in volo, a pagamento, i clienti del loro hotel di Portorose. La SISA, Società Italiana Servizi Aerei garantii quindi la prima convenzione per la linea Trieste – Venezia – Milano(Pavia) – Torino, firmata dagli stessi fratelli Cosulich nell’Aprile 1925. Un anno dopo, esattamente il 1 Aprile 1926, avveniva l’inaugurazione ufficiale del collegamento.
Il piano delle linee aeree nazionali era stato impostato su uno schema a croce “dal significato patriottico”: la linea 1 da Trieste a Torino avrebbe dovuto rappresentare il legame tra la vecchia capitale sabauda e la città adriatica redenta; la linea 2 da Trento a Milano, Genova, Napoli fino a Palermo avrebbe simboleggiato la conseguita unità nazionale della penisola del meridiano. L’intero percorso da Trieste e Torino di 575 chilometri veniva coperto in tre ore e mezzo di volo effettivo, un terzo del tempo impiegato dal pur veloce “Orient Express”, ma il tempo risparmiato non era proporzionate alle 375 lire del biglietto aereo (paragonabile a uno stipendio medio-alto di allora).
Nell’Aprile 1927 era stato aggiunto il tratto Trieste-Zara e, nel dicembre 1927, anche quello da Zara ad Ancona. Ma ad un certo punto la storia si interruppe: nel 1933, con la crisi economica e finanziaria l’annessa scuola di pilotaggio veniva ceduta alla Regia Aeronautica il 14 ottobre 1933 (in dieci anni attività aveva prodotto 410 piloti di idro) mentre un anno prima la società di navigazione marittima di Cosulich si era fusa con altre due società dando vita alla Società Italiana. Nel maggio del 1934 l’intera SISA veniva assorbita dalla SAM -Società Aerea Mediterranea che diventava poco dopo la nuova compagnia Ala Littoria. A consuntivo della SISA si possono dare alcune significative cifre: 60.000 ore di volo, oltre 60.000 passeggeri trasportati, 100.000 chilogrammi di merci e 800.000 chilometri percorsi.
Tutto sommato, quindi, un percorso di fasti che all’epoca marciava velocemente in avanti, con un ritmo imperioso del quale sarebbero stati orgogliosi i Futuristi ma che oggi rappresenta soprattutto un tuffo nel passato. Così ha più o meno argomentato Vittorio Torbianelli docente di Economia dei Trasporti dell’Università di Trieste, che dopo Codarin e il moderatore Renzo de’ Vidovich ha incentrato il suo intervento soprattutto sul presente e sul futuro delle infrastrutture viarie che portano alla Dalmazia, passando solo “provincialmente” per Trieste, cioè senza necessitare di un autostrada completa per il tratto in oggetto. “Per la Dalmazia, oggi la Croazia e domani l’Europa predisporranno i propri piani infrastrutturali in base ad esigenze completamente diverse da quello che è stato. Un paese giovane come la Croazia ha avuto bisogno di rinsaldare il suo territorio collegando sempre meglio Zagabria al sud e muovendosi secondo moderne logiche di utilizzo dei fondi disponibili e di priorità legate alla congestione e alla fruibilità della rete autostradale. Cosa che senza dubbio in questo paese hanno saputo fare bene e velocemente”. Torbianelli, oltre a sottolineare come la dinamicità nell’utilizzo delle risorse finanziarie oggi comporti una serie di facilitazioni a chi realizzi grandi opere entro i tempi stabiliti in fase di progettazione, ha descritto le logiche nazionali ed europee che portarono ai corridoi paneuropei fin dagli anni ’90. “Bisogna poi pensare che oggi non si potrebbero ricreare delle ipotetiche linee aeree tra Trieste alla Dalmazia, semplicemente perché non c’è né bisogno e perché non sarebbero sostenibili economicamente. Lo stesso discorso vale, e mi dispiace di deludere molti dei presenti, per il tratto Trieste- Fiume, che potremmo chiamare “l’autostrada dei sogni”. Se esistesse- ha specificato rinsaldando l’accezione onirica sul tema- farebbe risparmiare dieci minuti di percorrenza ai diretti interessati, ma guardando alla rete autostradale complessiva, che riguarda anche e soprattutto la Slovenia e Croazia, non possiamo farci illusioni. Le priorità europee sono altre e riguardano soprattutto i delicati rapporti, che tuttavia stanno migliorando, tra questi due paesi”. Quindi in Dalmazia ci sia arriva, presto o tardi, sempre. Dipende poi se si guarda poi la questione dall’Italia, dalla Slovenia o dal Montenegro. L’importante è che, data la sua bellezza, la si possa guardare sufficientemente da vicino pur senza perdere le tracce della sua complessità.
Emanuela Masseria su www.arcipelagoadriatico.it
(Codarin, de’ Vidovich e Corbianelli all’incontro)