Il Capo dello Stato al Giffoni Film Festival: «Tensioni tra Paesi, i confini hanno pesato nel corso della storia. Ma quel giorno ci siamo ritrovati tutti insieme»
di PIERO RAUBER su Il Piccolo del 16 settembre 2010
Il film più bello? «Roma città aperta». L’evento di cultura e pace più fresco? «Il concerto dell’amicizia del 13 luglio scorso diretto dal maestro Riccardo Muti nella meravigliosa piazza dell’Unità d’Italia». A mille chilometri da questa stessa piazza, e a due mesi da quella suggestiva serata, Giorgio Napolitano torna a onorare – ma stavolta a sorpresa – Trieste davanti al Paese e alla Nuova Europa nel bel mezzo di una delle sue apparizioni pubbliche, seguita da vicino dai media internazionali. L’occasione infatti è stata la sua partecipazione di ieri al Giffoni Film Festival, la nota rassegna cinematografica organizzata nel Salernitano, durante la quale il Presidente della Repubblica si è concesso come da protocollo alle domande dei giovani componenti della giuria.
Il Capo dello Stato ha parlato ovviamente di cinema e di cultura in senso più ampio, senza risparmiarsi la strisciata ai fianchi del Governo poi rilanciata da agenzie e tv sulla necessità di «assicurare più investimenti alla scuola». Ma c’è stato, e questo presumibilmente non faceva parte del protocollo, l’omaggio a Trieste. E sempre nel nome della sacralità della cultura.
La molla, improvvisa, è scattata nel momento in cui Vittoria, una ragazza di Cividale – «piccola realtà di confine», come l’ha definita lei, proveniente da un’esperienza scolastica «bilingue» – ha chiesto a Napolitano il suo punto di vista sul perché «le istituzioni non investano di più nella scuola e nella cultura», ovvero negli strumenti per intervenire e combattere contro «gli egoismi» e «i confini che stanno nella testa della gente». Obiettivo ideale: «un mondo in cui le diversità siano una ricchezza».
«Non c’è neanche bisogno di chiedermelo, questo, sono convintissimo che si debba investire di più nella cultura», ha risposto, senza esitazioni, il Presidente. Come senza esitazioni, al tempo stesso, si è fatto strada nei pensieri di Napolitano il collegamento Cividale-Trieste. «Il Friuli Venezia Giulia – ha precisato sempre Napolitano rivolgendosi alla ragazza che gli aveva posto quella domanda – è una bellissima regione che consente di fare queste esperienze». Quelle, appunto, dell’approccio transfrontaliero «di prospettiva», là dove «i confini hanno pesato nel corso della storia», scossa in particolare dalla «seconda terribile guerra mondiale»..
«È più istintivo – così il Presidente della Repubblica, riferendosi non alle istituzioni italiane ma, in generale, a quelle di qualsiasi Paese – guardare vicino, piuttosto che lontano». E la cultura – ha fatto capire ancora il il Capo dello Stato – è la lente che più di altre consente di aguzzare la vista: «La cultura è pace, esistono numerosi esempi. Uno molto recente è il concerto dell’amicizia ideato e diretto dal maestro Riccardo Muti a Trieste, il 13 luglio scorso, al quale sono stato invitato assieme ai presidenti di Slovenia e Croazia». Non è stato facile – ha ammesso lo stesso Napolitano – trasformare quell’avvenimento nel concerto dei tre presidenti: «Ancora in anni recenti ci sono state polemiche, tensioni, incomprensioni tra questi nostri Paesi e le loro istituzioni, alle nostre spalle c’è una storia tormentata, dall’invasione e oppressione della Jugoslavia da parte dell’Italia fascista alle atrocità commesse nei confronti degli italiani di queste terre alla fine della seconda guerra mondiale. È stata una fatica ricordare la casa della cultura slovena incendiata nel 1920 a Trieste da nazionalisti fascisti, e portare contemporaneamente i presidenti tutti assieme davanti alla targa in memoria degli italiani che furono costretti a lasciare l’Istria e la Dalmazia». Una «fatica» diplomatica, inutile nasconderlo. Non priva di polemiche. Però… «però ci siamo riusciti», ha ribadito orgoglioso Napolitano prima di rendere partecipe tutta la platea di Giffoni di quanto è avvenuto la sera del 13 luglio, proprio dopo i due omaggi triestini al Narodni Dom di via Filzi e alla targa di piazza Libertà: «Ci siamo ritrovati in quella meravigliosa piazza che è piazza dell’Unità d’Italia, a sentire tutti e tre assieme gli inni di Slovenia, Croazia e Italia cantati da giovani provenienti da questi tre stessi Paesi». Potere della cultura. E, in questo caso specifico, di un mostro sacro della musica come il maestro Riccardo Muti. «La musica è pace», ha chiuso così, Napolitano, il suo omaggio a Trieste e a quella giornata speciale prima di tornare a discutere con i ragazzi del Festival di cinema, impegno civile e Costituzione.