“Trieste e la Dalmazia”, un’accurata scelta di documenti che intrecciano storie di varie famiglie marinare dalmate con quella della fortuna ottocentesca del capoluogo giuliano, è stata inaugurata oggi all’Archivio di Stato di Trieste in via La Marmora 17. Ad inaugurare la mostra, organizzata in occasione del 56° Raduno nazionale dei Dalmati, effettuata e promossa dalla Direttrice dell’Archivio Maria Grazia Tatò, sono stati il Presidente del Raduno e della Fondazione Rustia Traine di Trieste, on. Renzo de’Vidovich ed il Presidente dell’Istituto regionale per la cultura istriana, fiumana e dalmata, prof. Lucio Delcaro. “Questa è una delle manifestazioni qualificanti del Raduno dal quale partono diversi messaggi esenziali” ha ribadito de’Vidovich, illustrando l’eccezionale lavoro dello staff dell’Archivio guidato dalla Tatò, “perché nella storiografia attuale della Dalmazia ci sono tuttora molti buchi neri che questa mostra aiuta a colmare”. È un fatto di documentazione essenziale per i dalmati che attesta il grande apporto della Dalmazia alla formazione della ”Grande Trieste”, che alla fine dell’800 diventa una delle metropoli europee. Zara, Spalato, Sebenico, Ragusa, Cattaro ed in particolare l’isola di Lussino hanno dato alla marineria di Trieste molto di più delle regioni italiane, mentre il quartiere dalmata della città si estendeva da Lloyd triestino fino a Campo Marzio, ospitando le sedi di varie associazioni marittime triestine di origine dalmata. Ricordiamo solo alcuni nomi più noti: Tripcovich, Martinoli, Cosulich, Tarabocchia… Anche se i confini tra gli stati sono mobili, non è mobile la cultura della gente che resta e sopravvive anche nei momenti difficili: ai dalmati ed alla gente dell’altra sponda dell’Adriatico oltre a quell’economico va ascritto anche l’apporto linguistico, tuttora vivo nel dialetto veneto parlato nella città. “Nel Raduno sono ripercorse iniziative essenziali dell’Irci, che sono largamente documentate anche da questa Mostra” ha sottolineato Delcaro, “che racconta la storia ben conosciuta tra i giuliano-dalmati, ma molto di meno al resto d’Italia. È pertanto giusto ed importante che questa storia sia documenta e portata a conoscenza delle generazioni future”.
La direttrice dell’Archivio ha espresso il grande entusiasmo con il quale è stata allestita la raccolta documentaria che, oltre al Raduno nazionale dei dalmati, coincide anche con le giornate della cultura indette dal Ministero dei Beni culturali ed intitolate Italia tesoro d’Europa. La mostra è raggruppata in 5 simboliche sezioni: La Dalmazia, Per terra…, …e per mare, La gente, Le attività e Le Associazioni. Una particolarità della mostra è rappresentata dai gioielli, oggetti insoliti per un archivio di stato. Costituiscono una straordinaria chiave di lettura perché rappresentano le storie intime e personali delle famiglie benestanti che, in un particolare momento della loro vita, hanno dovuto ricorrere al Monte dei pegni per poter sopravvivere a guerre, invasioni e carestie. L'esposizione, accompagnata da un ricco catalogo, rimane aperta fino al 14 novembre 2009, con i seguenti orari: lunedì e giovedì dalle 8.30 alle 18.00, martedì, mercoledì e venerdì dalle 8.30 alle 14.30 e sabato dalle 8.30 alle 13.30, mentre le porte dell’Archivio di Stato di Trieste, come varie volte ribadito dalla sua direttrice, restano sempre aperte ai ricercatori e storici.
Ufficio stampa del Raduno dei Dalmati
(Delcaro, de' Vidovich e Tatò all'inaugurazione della mostra)
(il pubblico che affolla la mostra appena inaugurata)