di Corrado Barbacini su Il Piccolo del 16 marzo 2011
I camion, i furgoni dei predoni passano quasi ogni giorno attraverso il confine di Trieste. Sono carichi di refurtiva. Roba rubata in tutto il Nordest e anche in Emilia. Merci destinate al mercato nero nei Paesi della nuova Europa: Romania e Bulgaria, ma anche Serbia e Albania. A scorrere l'elenco delle merci sequestrate dagli agenti della polizia di frontiera negli ultimi mesi c'è da rimanere allibiti. Si trova di tutto. Duecento pneumatici, un escavatore, un trattore, una motosega. E ancora navigatori satellitari, televisori, computer nuovi, stampanti, monitor e motori marini. Perfino profumi e medicine, ma anche abbigliamento griffato. Un traffico pari a centinaia di migliaia di euro.
Quando c'era il confine queste merci rubate non passavano. Solo in minima parte attraversavano il Carso di notte, lungo gli stessi itinerari percorsi dai clandestini e dai passeur verso l'Italia. Anche allora un po' di refurtiva usciva, ma non utilizzando di certo le strade normali. I ladri, i ricettatori non ci provavano nemmeno. Ora con i confini aperti e le strade libere i predoni hanno capito che in poche ore la refurtiva arriva a destinazione. Anzi, adesso rubano avendo già piazzato la merce oltreconfine. Per questo motivo sono stati intensificati i controlli della polizia di Frontiera.
«In questi ultimi tempi abbiamo riorganizzato la nostra attività, puntando soprattutto su un sistema di controlli di retrovalico. Garantiamo una presenza costante delle pattuglie lungo i 53 chilometri del confine con la Slovenia», spiega Manuela De Giorgi. È la dirigente della Polizia di Frontiera, che gestisce in prima persona questa nuova emergenza. «In queste operazioni è fondamentale la cooperazione internazionale con la polizia slovena – ricorda De Giorgi – Stiamo seguendo proprio questa strada anche in termini di scambio di informazioni». Ogni giorno e ogni notte operano sul territorio non meno di 12 pattuglie della Frontiera, spalmate in vari turni, cge fanno riferimento alle sedi distaccate di Rabuiese, Fernetti e Opicina. Le pattuglie si piazzano in particolare vicino ai valichi confinari minori. Sono questi, spesso, i passaggi usati dai predoni che portano le merci rubate all'est.
«Molte volte riusciamo a recuperare automobili rubate da poche ore e siamo anche arrivati a scoprire un furto ancora prima che il derubato se ne accorgesse», dice ancora la dirigente della Frontiera. Negli ultimi mesi di vetture rubate ne sono state intercettate a Trieste più di 50. Non sono poche, ma è solo la punta della piramide di un fenomeno che si è sviluppato negli ultimi anni. E che non promette nulla di buono.