Nessuno ne parla eppure tutti lo sanno: i rapporti tra la minoranza slovena e i triestini non sono ancora rose e fiori, sebbene siano passati molti anni dai regimi di Mussolini e Tito. Vale anche per i giovani? E' quello che si propone di scoprire questa "intervista parallela" a tre studenti che frequentano le scuole slovene (Andrea e Sandi dell'istituto tecnico Ziga Zois e Melina del liceo Preseren) e ad altrettanti studenti delle scuole italiane (Federico, Valentina e Denise del liceo Oberdan).
LE DOMANDE AI GIOVANI SLOVENI
Ti trovi bene nell'ambiente italiano pur frequentando la scuola con lingua d'insegnamento slovena?
Andrea, Sandi e Melina: Mai avuto né problemi né disagio.
I tuoi amici sono italiani o sloveni?
Andrea: Italiani. Però se frequentassi al di fuori della scuola i miei compagni di classe non sentirei la differenza della lingua.
Sandi: Mista, e mi trovo bene con tutti e due, non ho preferenze.
Melina: Ho amici sia italiani che sloveni, non c'è alcuna differenza.
Ti è mai capitato di ricevere un commento cattivo quando parli in sloveno al di fuori dell'ambiente scolastico?
Andrea: Sì, specialmente in autobus trovi sempre qualcuno che butta l'occhio o fa smorfie strane, a volte gli scappa anche una parolina. Generalmente ignoro queste persone, senza darci troppo peso.
Sandi: Più di qualche volta. Mi sento offeso e amareggiato, ma poi penso che queste persone sono ignoranti e dopo un po' certi commenti non ti fanno né caldo né freddo, perché ignoranti sono e lo rimarranno.
Melina: Mi sono capitati a volte insulti e cose del genere.
Pensi che la minoranza slovena sia una "cosa a parte" dal resto della comunità cittadina?
Andrea: No, penso che sia integrata bene, poi dipende da persona a persona il fatto di frequentare o meno l'ambiente cittadino.
Sandi: Credo che sia una parte di essa. Basti pensare che ne é stata il fulcro fino all'avvento del fascismo, poi è stata messa in disparte. Il fatto che non se ne senta tanto parlare non vuol dire che non esiste, al contrario tanti personaggi di spicco triestini sono di origini slovene, solo che non si sa.
Melina: Bella domanda. Penso che ci siano molti esempi che dimostrano che la minoranza non è una cosa a parte dal resto della città, come le molte istituzioni culturali: il teatro stabile sloveno, la libreria, l'ex Narodni dom, dove ora c'è l'università per interpreti. Il teatro, inoltre, è aperto anche al pubblico triestino e molte volte si fanno rappresentazioni sottotitolate in italiano; la libreria ha, oltre ai libri sloveni, la raccolta dei romanzi classici italiani. Queste sono cose che nelle istituzioni culturali italiane non si vedono. Per non parlare dei cartelli bilingue, che in città sono solo un miraggio. Purtroppo è la maggioranza che tratta come "una cosa a parte" una minoranza autoctona.
Al termine "s'ciavo", che si sente spesso usare nel triestino, come reagisci?
Andrea: Mi dà fastidio, molto fastidio, perché, pur essendo di famiglia italiana, sono cresciuto nell'ambiente sloveno e questo termine è offensivo e dispregiativo.
Sandi: Non posso dire di non rimanerci male, ma sono convinto che non ha senso sentirsi male per colpa di persone stupide ed ignoranti. Comunque mi ferisce che i triestini, e loro soltanto, non siano in grado di aprire gli occhi e accorgersene. La cosa che mi stupisce è che, quando chiedi a queste persone cosa voglia significare questa parola, ti guardano come se gli chiedessi di portarti a "El Dorado".
Melina: Dipende dai casi. Se si tratta solo dell'ignoranza personale di qualcuno faccio finta di niente, se invece si tratta di un mio conoscente tento di spiegargli che il suo modo di definire la minoranza slovena non è appropriato. Chi si rifiuta di capire si dimostra una persona chiusa, legata ai fatti passati, incapace di aprirsi con la situazione sociale attuale.
LE DOMANDE AI GIOVANI ITALIANI
Ti senti a disagio se due persone parlano tra di loro in sloveno nonostante la tua presenza?
Federico: Gli chiedo subito di tradurre o parlare in italiano.
Valentina: A volte è capitato.
Denise: Provo fastidio perché, oltre al fatto che siamo in Italia, in segno di rispetto verso l'interlocutore bisognerebbe parlare una lingua comune a tutti.
Hai pregiudizi contro i ragazzi della minoranza?
Federico, Valentina, Denise: Assolutamente no.
Sai dell'esistenza di scuole, gruppi sportivi, bande musicali, cori sloveni?
Federico, Valentina, Denise: Sì, certamente.
Ritieni che la minoranza sia una "cosa a parte"?
Federico: Per niente. Comuni come Opicina, San Dorligo, Domio sono frequentati per gran parte da italiani e le insegne sono tutte bilingui.
Valentina: Non a Trieste, però i comuni sul Carso sono abbastanza isolati.
Denise: Dipende da persona a persona. Sono rimasta stupita, però, dal fatto che hanno tante loro "feste", da cui i ragazzi non appartenenti all'ambiente sono esclusi.
Pensi che ci sia una spinta all'isolamento?
Federico: Credo che sia colpa di tutt'e due le parti: gli italiani preferiscono frequentare gli italiani e quelli di origine slovena la minoranza. Questa cultura è ancora troppo diffusa e anti progressista.
Valentina: Penso che, se accade, sia una scelta voluta.
Denise: Credo che la spinta ad isolarsi ci sia, che, alla fine, sia una cosa inevitabile.
Bilinguismo nelle scuole. Pro o contro?
Federico: Pro. Abitando a Domio mi trovo a disagio nel non saper parlare lo sloveno, ma è anche per desiderio personale. Perciò il bilinguismo sarebbe un'ottima opportunità.
Valentina: Pro, ma solo come scelta, non per obbligo.
Denise: Contro. Forse in una scuola tecnica con indirizzo turistico, ma nei licei no. Preferisco imparare meglio l'inglese.
Quanto usi o hai mai usato il termine "s'ciavo"?
Federico: Mai usato.
Valentina: Abbastanza, ma assolutamente senza cattiveria, più per modo di dire.
Denise: Spesso, ma senza cattiveria. É un'abitudine rimasta nel dialetto triestino che una volta definiva così gli appartenenti alla ex Jugoslavia.
Cosa si può concludere? Che veri e propri pregiudizi o forme di razzismo non esistono più ma in profondità, e non solo, la "tradizione" continua (da entrambe le parti) a "lavorare".
Fedra Kuris Classe IV E Liceo Oberdan di Trieste, su Il Piccolo del 16 marzo 2011