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17 gen – De Chirico originario di Ragusa di Dalmazia?

Giorgio de Chirico stupisce due volte, la prima con la mostra che si può visitare a Trieste, nelle sale delle Scuderie di Miramare, e che rappresenta uno degli eventi più interessanti di quest’inverno tergestino. Per la verità poco pubblicizzato nonostante si tratti di un evento di grande rilievo e di un’esposizione da non perdere. A gente di confine (e non) ha molto da dire. Sulla ricerca delle radici – soprattutto nelle opere del maestro ancora giovane ma non per questo meno incisivo -, sulla visione metafisica del mondo che tanta parte ha avuto nello sviluppo di un Novecento popolato da paure incombenti. Il desiderio di scoprire nuovi spazi, il non luogo, quasi una fuga dalla realtà per riuscire a trasformarla e a capirla, con lo strumento dell’arte e della filosofia.

E su De Chirico chiunque può scoprire dettagli ed interpretazioni sfogliando un’enciclopedia o navigando su internet, salvo l’emozione di vedere da vicino le opere dell’autore in grado senz’altro di suscitare profonde sensazioni e curiosità, da qui l’invito a non perdere questa ghiotta opportunità Per altro la mostra è visibile fino alla fine di febbraio 2011. L'iniziativa, promossa da Galatea Arte Associazione Culturale, organizzata da Tadino Arte Contemporanea, in collaborazione con la Soprintendenza del Friuli Venezia Giulia, curata da Roberto Alberton e Silvia Pegoraro, presenta 90 opere – settanta dipinti, e una ventina tra disegni, acquerelli e inchiostri.

Ma l’altra considerazione, o lo stupore, riguarda un altro elemento, rivelato dalla curatrice del catalogo della Mostra realizzata a Palazzo Strozzi a Firenze all’inizio del 2010, riguardante la storia della famiglia De Chirico. Il maestro è nato a Volos, in Grecia, il 10 luglio 1888- muore a Roma il 20 novembre 1978.

Ma la famiglia De Chirico, di lingua italiana – rivela lo storico dell’arte Gabriella Battaglia – “è originaria di Ragusa (Dubrovnik), ed apparteneva alla nobiltà dell’impero austriaco. Si era trasferita all’inizio del Settecento a Costantinopoli in quanto gli antenati avevano ricoperto vari incarichi diplomatici, tra cui quello di rappresentanti del Regno di Sardegna presso la Sublime Porta. Con il Risorgimento e il moto unitario guidato da casa Savoia, il nonno Giorgio Filigone de Chirico divenne cittadino italiano e ambasciatore del Regno d’Italia. Sposato con Adelaide Mabili y Bouligny, discendente di una nobile famiglia spagnola già imparentata coi De Chirico, Giorgio Filigone ebbe numerosi figli, alcuni dei quali ereditarono una forma di infermità mentale di origine genetica dovuta agli incroci tra consanguinei. Il padre del pittore, Evaristo, immune da queste alterazioni, intraprese studi di ingegneria e, anche per contrastare la decadenza economica del casato, si impegnò in imprese industriali ed economiche di successo nel campo delle costruzioni ferroviarie nei paesi balcanici. Stabilitosi in Grecia, vi divenne un personaggio di grande spicco,
responsabile della realizzazione della rete ferroviaria tra Atene e la Tessaglia. Sposato con Gemma Cervetto, nata a Smirne in una famiglia della piccola borghesia
commerciale di origini italiane, ebbe tre figli: Adele, nata nel 1884 e morta in giovane età, Giuseppe Giorgio detto Giorgio e Andrea Alberto detto Alberto (noto dopo il 1914 con il nome d’arte di Alberto Savinio). Giorgio e Alberto manifestarono fin da piccoli inclinazioni artistiche, e per quanto la famiglia avesse pensato di fare del primo un ingegnere e del secondo un diplomatico essi si dedicarono, soprattutto per intercessione della madre,alla pittura e alla musica studiando al Politecnico e al Conservatorio di Atene. Nel maggio 1905 il padre Evaristo muore e poco più di un anno dopo, nel settembre 1906, Gemma de Chirico lascia la Grecia portando i figli a studiare a Monaco di Baviera, dove Giorgio si iscrive all’Accademia e Alberto frequenta le lezioni del compositore Max Reger…”.

E qui inizia la lunga carriera di Giorgio che lo porterà, lasciata Monaco, a Milano. “La decisiva maturazione artistica di De Chirico – scrive ancora la Battaglia – avviene tra il 1908 e il 1910, sia a contatto con un gruppo di compagni d’accademia greci e tedeschi sia nel fecondo rapporto col precocissimo fratello. Fianco a fianco i due si impegnano nello studio delle letterature antiche e moderne, della musica, della filosofia e della storia delle religioni, mirando soprattutto a porre le basi di un’estetica nuova, con fondamenti filosofici e contenuti modernamente simbolici, che nella loro concezione doveva potersi applicare sia alle arti figurative sia alla musica”.

E nelle sue opere questa maturazione è presente e documentata.

Nell’ottobre del 1909 un viaggio a Roma e a Firenze è decisivo per la nascita dei primi quadri “metafisici”. Alla fine di gennaio del 1910 i De Chirico lasciano Milano e si trasferiscono a Firenze, dove Giorgio e Alberto lavorano assieme fino al gennaio seguente (1911), quando il minore si reca a Monaco per presentare per la prima volta al pubblico le sue innovative composizioni musicali, insieme ad alcuni pezzi composti dal fratello sui medesimi temi filosofici che avevano ispirato i suoi primi quadri. In seguito all’insuccesso, Alberto non torna a Firenze e parte direttamente per Parigi. Giorgio rimarrà a Firenze con la madre fino al mese di luglio e quindi raggiungerà il fratello nella capitale francese. A Parigi, fra il 1912 e il 1913, espone al Salon d’Automne e al Salon des Indépendants, e incomincia a essere notato dalla critica. Diventa uno degli artisti prediletti di Guillaume Apollinaire, e all’inizio del 1914 firma un contratto con il gallerista e mercante Paul Guillaume…e la biografia continua con date, note, trasferimenti.

Rimane questo dato sulla famiglia che si voleva avesse origini siciliane…non sarà per la confusione tra due località con il medesimo nome, Ragusa, sempre mediterranee ma comunque con diverse coordinate geografiche? In attesa di avere notizie sulle fonti della Battaglia ci limitiamo a riportare la notizia curiosa, che nulla cambia nell’approccio all’opera e all’autore ma certo aggiunge un po’ di pepe.

Rosanna Turcinovich Giuricin su www.arcipelagoadriatico.it

 

 

 

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