E’ iniziata un’altra legislatura dell’Associazione Dalmati nel Mondo, con l’elezione dei Consiglieri, della Giunta e del Sindaco/Presidente – con la riconferma di Franco Luxardo – durante il Raduno che ha portato a San Marino quasi cinquecento persone, salutate anche dal Segretario di Stato agli Esteri, Antonella Mularoni e dalla FederEsuli con il Presidente Renzo Codarin, Guido Brazzoduro del Libero Comune di Fiume e Lorenzo Rovis, Presidente dell’Associazione delle Comunità Istriane di Trieste. Una dualità Sindaco/Presidente, riferita alla massima carica rappresentativa dell’Associazione che riassume il fermento teso a quel salto qualitativo che ancora una volta i Dalmati pongono all’attenzione di tutti, come bisogno naturale e imprescindibile di riappropriarsi di una realtà che sta marciando veloce verso il futuro. Tra gli altri compiti, quello di dialogare con l’altra sponda dell’Adriatico sgombrando il campo da ogni realtà formale che possa essere d’ostacolo, anche quella del nome. Gli accadimenti sono sotto gli occhi di tutti e, quanto emerso al 58.esimo Raduno dei dalmati a Serravalle (San Marino) nell’ultimo fine settimana, non fa che confermarlo.
La questione di fondo riguarda proprio la necessità di trovare una giusta chiave di lettura per inserirsi nel nuovo corso della storia senza perdere nulla, anzi guadagnando, in ambito storico e della tradizione, in capacità di innovazione e in tutto ciò che ha caratterizzato la vicenda plurisecolare della terra dalmata. L’entrata della Slovenia nell’Unione Europea era stata una tiepida anticipazione di quanto sta succedendo ovvero del fatto che la prospettiva di una Croazia europea a tutti gli effetti, muta profondamente i rapporti e le linee di forza. Una sensazione chiara dopo il concerto di Trieste, rafforzata dagli incontri di Pola del 3 settembre scorso dove la FederEsuli, al fianco del Presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, ha incontrato il Presidente della Croazia Ivo Josipovic. Le parole pronunciate da quest’ultimo – e citate a San Marino -, sulla sua “dalmaticità”, sul suo “dialetto infarcito di termini italiani che non ho mai sentito stranieri” e la sua affermazione sul fatto che la Croazia non “sarebbe oggi lo stesso Paese senza il contributo della cultura italiana”, impongono una riflessione profonda. Si sciolgono le contrapposizioni nette, il perdono dei due Capi di Stato per “le atrocità subite dai rispettivi popoli nei venti di guerra”, contribuiscono ulteriormente ad un processo che va capito e pilotato.
La notizia portata da Rina Villani della Comunità degli Italiani di Zara, sulla soluzione dell’annoso problema dell’asilo italiano che diventerà una realtà già dal prossimo anno, è stata salutata con grande entusiasmo e con la volontà di contribuire direttamente alla sua evoluzione. Questa la grande sfida che i Dalmati sentono e che intendono fare propria, attraverso un diverso approccio al futuro, dentro l’associazione investendo sulle giovani generazioni, e fuori – ma solo per un dato geografico – assecondando l’attività delle Comunità degli Italiani per mantenere in Dalmazia e Montenegro la testimonianza di un’italianità mai sopita nei loro cuori ma alla quale va data una cornice moderna che porti a progetti soddisfacenti per tutti.
Un esempio concreto è stata anche la scelta di iniziare il raduno affidando a Coordinamento Adriatico – per altro guidato da un dalmato eccellente come il prof. Giuseppe de Vergottini – il convegno dedicato al cammino dei Dalmati verso l’Unità d’Italia con il coinvolgimento di specialisti in studi storici e giuridici delle Università di Trieste e Padova, quali Claudio Carcereri De’ Prati, Laura Barbara Gagliardi, Lucio Toth e Giorgio Federico Siboni con moderatore Davide Rossi. La risposta al quesito sul comportamento del Regno nei confronti della realtà dell’Adriatico Orientale, ha radici profonde da andar a ricercare nel rapporto tra le popolazioni marittime orientali con la Serenissima e poi con l’Austria. I relatori, con disquisizioni dotte, d’alto livello scientifico, hanno inteso dimostrare il prevalere degli interessi politici nell’epoca napoleonica su quelli nazionali, per non tacere delle intime volontà dei singoli gruppi operanti in queste zone che sono stati oppressi quasi la loro spinta ad emergere e far sentire la propria voce, fosse pura eresia, condannabile con l’esclusione da ogni gioco di potere. Lasciati alle proprie frustrazioni e all’inevitabile ricorso a dimostrazioni settarie, quando addirittura di personale immolazione alla causa di un riconoscimento dell’italianità dalmata. Gli studi profusi in questo campo stanno portando a galla nuove considerazioni, svelano rapporti tra la popolazione dalmata con una realtà veneta nella quale erano inclusi a pieno titolo, e le testimonianze si sprecano. Il tutto per spiegare la volontà dalmata di vedersi inclusi nel processo d’Unità d’Italia e il reale disinteresse del Bel Paese nei loro confronti, considerati addirittura “un problema”. Al convegno – che si stava sdoppiando in Istria con quello dedicato alla Dieta di Nessuno – è stato inviato anche il saluto del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano con l’augurio di successo dei lavori.
Il Raduno ha portato nella piazza di San Marino, la Fanfara dei Bersaglieri, sono arrivati dall’altra sponda dell’Adriatico i rappresentanti delle Comunità degli Italiani e dal resto del mondo numerosi dalmati affezionati a quest’occasione d’incontro. Insieme hanno preso parte ai lavori del Consiglio che ha letto la nuova Giunta comaposta da: Chiara Motka, Giorgio Varisco, Rachele Denon Poggi, Adriana Ivanov Danieli, Enrico Focardi, Walter Matulich, Guido Battara, Giovanni Grigillo, Elio Ricciardi, Elisabetta Barich, Gioia Calussi, Orietta Politeo. Agli eletti si aggiungono altri rappresentati “a vita”, il Sindaco onorario Ottavio Missoni e il coro dei Saggi: Miriam Paparella, Honeré Pitamitz e Tullio Vallery.
Dopo la messa di domenica mattina officiata da Mons. Luigi Negri, Vescovo di san Marino e Montefeltro che ha ripercorso la vicenda dell’esodo toccando corde profonde di vera commozione, è seguito l’incontro culturale con la presentazione di alcuni volumi della sessantina di titoli pubblicati nel corso di un anno dall’ultimo Raduno.
Atteso il conferimento del Premio Niccolò Tommaseo a Ottavio Missoni per ciò che egli ha simboleggiato nel mondo della cultura e della realtà dalmata, con l’uso pubblico del dialetto che è diventato un marchio riconoscibile ed apprezzato da tutti come un tributo all’orgoglio delle proprie origini. Il ragazzo di Ragusa, cresciuto a Zara, vincitore nello sport e nella vita, risponde sornione alle manifestazioni di affetto della sua gente alla quale, nonostante gli impegni di una vita sotto i riflettori, ha saputo sempre rimanere legato. Anche grazie al suo contributo, i Dalmati si sono nutriti d’eccellenza esprimendo quel mondo evoluto, al quale il mare ha impresso la giusta apertura verso tutto e tutti che li rendono così particolari.
Rosanna Turcinovich Giuricin su www.arcipelagoadriatico.it