Tullio Kezich (Trieste, 17 settembre 1928 – Roma, 17 agosto 2009) è stato un critico cinematografico, sceneggiatore e attore italiano.
La sua esperienza di critico cinematografico iniziò nel 1941, quando da adolescente intrattenne una fitta corrispondenza come lettore con le riviste Cinema e Film.
L'esordio da giornalista avvenne il 2 agosto 1946, come recensore per l'emittente radiofonica Radio Trieste, con la quale collaborerà fino agli inizi degli anni cinquanta, occupandosi dal primo dopoguerra del Festival cinematografico di Venezia.
Nel 1950 inizierà la collaborazione con la rivista Sipario, di cui divenne direttore dal 1971 al 1974.
Nel corso della sua carriera collaborò con la Settimana Incom, con il settimanale Panorama, con il quotidiano La Repubblica e con il Corriere della Sera.
Dalle recensioni inserite in Panorama trasse una serie di volumi dedicati al cinema, intitolati Mille film, da quelle scritte sul Corriere della Sera i volumi Cento film, editi da Laterza.
Anche se da Trieste se n'era andato una quarantina di anni fa, il rapporto di Tullio Kezich con la sua città, non si era mai spezzato. Col tempo, anzi, era diventato più forte, allargandosi dal piano personale a quello professionale. Lo ha ricordato il sindaco del capoluogo giuliano, Roberto Dipiazza, che ha parlato di Kezich come di "un uomo di cultura fortemente legato alla sua città" e al quale si devono "alcune delle più convincenti sceneggiature teatrali sulla Trieste del Dopoguerra". E sulla stessa lunghezza d'onda sono anche persone che non solo sono state amiche di Kezich, ma gli sono state vicine nella sua attività teatrale e cinematografica.
"Il rapporto con noi della Contrada – racconta la presidente del Teatro stabile privato triestino, Livia Amabilino – era iniziato una quindicina di anni fa e non si è mai interrotto, perché noi rappresentavamo, insieme con Il Piccolo, il legame con Trieste. Ogni giorno lui comprava Il Piccolo, ogni giorno in qualche modo c'era un rapporto con la sua città che era rimasto fortissimo. Per esempio, il dialetto. Lui scriveva testi anche in dialetto, oltre che in lingua italiana. Aveva un solo rammarico – precisa – che questi testi non uscivano dalla nostra città".
Il rapporto con La Contrada significava anche amicizia con Orazio Bobbio, Francesco Macedonio e Ariella Reggio e significava anche scrivere per il teatro. "Scriveva per noi dei testi che sono fra i più belli che abbiamo rappresentato – aggiunge Amabilino – perché riguardavano la storia di Trieste, rivisitata spesso attraverso le sue vicende familiari, ed anche un tema carissimo a noi e a lui, che era Italo Svevo. Ci univa questa doppia passione".
A Trieste veniva spesso. L'ultima volta, quando già era malato, è stato l'anno scorso, in gennaio, per il Trieste Film Festival che aveva reso un omaggio alla sua opera, e per la presentazione del libro "Tullio Kezich, il mestiere della scrittura". "E' stato un omaggio molto seguito dalla città e Kezich era felice – ricorda il direttore artistico della rassegna, Anna Maria Percavassi – anche perché aveva potuto incontrarsi con tutti gli ex amici della sua infanzia e prima giovinezza triestina, dal maestro Giorgio Vidusso a Lino Carpinteri e gli altri vecchi della cultura triestina. Callisto Cosulich era venuto in treno di notte pur di essere presente". Per Percavassi, con la morte di Kezich "non è finita solo la storia di una grande uomo di cinema, ma di un amico di lunga data, che ci ha lasciato la sua meravigliosa scrittura e ci ha insegnato molto".
Malato da tempo, Kezich si è spento a Roma un mese prima di compiere 81 anni: per sua volontà non si tengono funerali e la sua salma sarà cremata.