Classe 1968, fa parte di quella nuova schiera di diplomatici formatisi nella Slovenia indipendente. E Iztok Mirosic, il nuovo ambasciatore sloveno in Italia, dimostra tutta la formazione europea ed europeista che costituisce il suo imprinting diplomatico.
La Slovenia sta già lavorando al raddoppio della ferrovia Capodistria-Divaccia, il Porto di Capodistria si sta ingrandendo, mentre l’Italia e Trieste camminano a passo d’uomo. Non è che Lubiana ci sorpasserà?
Io sono per la cooperazione, non per il confronto. Slovenia e Italia devono lavorare assieme altrimenti gli altri ci sorpasseranno in Europa. Siamo Stati vicini, non possiamo fare la gara a chi sorpassa l’altro, ma dobbiamo collaborare.
Quali sono allora i vostri interessi?
I nostri interessi sono di avere progetti energetici e infrastrutturali coordinati con l’Italia, coordinati con l’ambiente, con tutto quanto sia a beneficio per entrambi i Paesi. Siamo, dunque, molto interessati al Corridoio ferroviario Trieste-Divaccia il cui accordo sarà sottoscritto il prossimo mese. Un progetto che Italia e Slovenia pongono sul piano europeo come due Stati che collaborano e non si confrontano.
Lei ha parlato di politica energetica. Qual è allo stato di fatto la posizione della Slovenia sul rigassificatore di Zaule?
La posizione della Slovenia è chiara. Noi aspettiamo dall’Italia uno studio completo che contenga tutti gli effetti determinati dalla costruzione dei rigassificatori che poi dovranno essere esaminati. E l’Italia non ci ha ancora presentato questo studio.
Dunque, voi aspettate ancora questo documento?
Assolutamente sì.
Ma la Slovenia nell’attesa come si sta muovendo?
Il governo sloveno sta preparando un quadro complessivo di tutti i programmmi infrastrutturali ed energetici che riguardano il Nord Adriatico. Programmi che saranno da noi esaminati e su cui successivamente ci confronteremo con l’Italia per vedere soprattutto quale sarà il futuro per il golfo di Trieste. Del resto sia noi che l’Italia assieme alla Croazia collaboriamo già nella Commissione mista per il Nord Adriatico. E in quest’ambito stiamo elaborando proprio una strategia interna che riguarda molto da vicino proprio le acque del golfo di Trieste. Quindi tutti i nuovi progetti, vuoi infrastrutturali, vuoi energetici dovranno essere coordinati tra i vari Paesi interessati.
Costruirà un rigassificatore anche la Slovenia?
La nascita di un rigassificatore non è stata inclusa dal governo nei suoi piani per il futuro.
Restate fermi che il gasdotto debba andare da Zaule a Grado via terra e non via mare?
Noi preferiremmo un gasdotto via terra, perché il progetto via mare avrebbe pesanti ricadute sul piano dell’impatto ambientale sulle acque del golfo di Trieste che già ora si trova in condizioni abbastanza critiche.
Cambiando argomento. Dopo gli accordi di Roma del 1983, quando l’allora Jugoslavia si impegnò a versare 110 milioni di dollari all’Italia come risarcimento per i danni di guerra, per ora solo la Slovenia ha versato la sua parte in un conto fiduciario presso la sede lussemburghese della Dresdner Bank. Soldi che, per ora, l’Italia non ha neppure sfiorato…
Per noi la questione è conclusa e lo abbiamo anche ribadito all’Italia. Per Lubiana la questione relativa agli Accordi di Roma è definitivamente risolta.
In Italia si parla però di una possibile rivalutazione al valore odierno di quei 110 milioni di dollari…
Sì, ma il conto lussemburghese produce i suoi interessi bancari.
Tema minoranze. Qual è la situazione?
Dobbiamo lavorare sullo spirito che si è creato dopo il concerto dei tre presidenti a Trieste. Uno spirito nuovo, con i triestini che hanno apprezzato il gesto fatto per le vittime del Narodni Dom. In questa nuova temperie dobbiamo inserire la collaborazione tra i due Stati, il che significa anche la collaborazione per le rispettive minoranze e vederle non come un mezzo di confronto, ma come strumento di ulteriore cooperazione. Non esiste più la frontiera tra Italia e Slovenia e stiamo costruendo un’Europa nuova.
Però ogni anno, sorpattutto in vista del varo delle rispettive leggi finanziarie, ci sono problemi per il finanziamento della minoranza slovena in Italia e di quella italiana in Slovenia…
Dobbiamo evitare tutto questo. Il governo Pahor, di fronte alla crisi economica che sia Slovenia e Italia stanno attraversando, ha assicurato che non diminuirà i contributi per la minoranza italiana in Slovenia. Il problema però è come stabilire un finanziamento stabile della minoranza slovena per non avere problemi che si ripetono annualmente. Noi proponiamo un coordinamento presso il governo italiano dei vari ministeri che si occupano delle problematiche della minoranza slovena per avere un tavolo comune su cui discutere e confrontarci, anche perché il Comitato paritetico previsto dalla legge 38 non copre tutte le questioni relative alla minoranza slovena.
Intervista a cura di Mauro Manzin su Il Piccolo del 18 settembre 2010