Un nuovo fascicolo della rivista “Fiume”, di Gennaio-Giugno 2012, appena edito a cura della Società di Studi Fiumani, presenta saggi e recensioni di sicuro interesse per quanti vogliano approfondire i tanti aspetti della lunga e complessa storia della città adriatica.
Apre questo numero il contributo di Giovanni Stelli Senza più tornare. L’esodo istriano, fiumano, dalmata e gli esodi nella storia del Novecento, che è una articolata recensione all’omonimo volume di Enrico Miletto edito quest’anno per le Edizioni Seb 27 di Torino. Di questa antologia di interventi dovuti a studiosi diversi Stelli esamina le argomentazioni più significative, ma non manca di rilevare anche le lacune o le «ambiguità» di taluni assunti, particolarmente là dove – come nel caso di un intervento tra quelli raccolti nel volume di Miletto – la sua autrice si dimostra restia a indicare nel comunismo quell’ideologia totalitaria responsabile non soltanto degli eccidi ai danni della popolazione italiana della Venezia Giulia negli anni della seconda guerra mondiale, ma fonte anche delle sanguinose lotte tra opposte visioni all’interno dello stesso movimento comunista. Al vaglio severo di Stelli anche altri saggi, come quello dedicato all’esodo istriano in un contesto europeo, il cui autore mostra di riconoscere un valore “scientifico” alle asserzioni tutte politiche (e ciniche) di Togliatti, intese a ridurre l’enorme portata del fenomeno dell’esodo per timore che potesse assumere in Italia, anche all’interno del Partito Comunista, un clamore eccessivo e perturbante per la linea adottata dal «Migliore» nei riguardi della Jugoslavia, naturalmente prima del 1948.
Alla più remota, ma non per questo meno animosa, lotta per l’indipendenza ungherese nel biennio 1848-’49 nel quadro dei grandi moti liberali europei, è dedicato l’articolo di Katalin Mellace Gli ultimi anni di Lajos Kossuth. Fonti valdesi sulla morte del patriota ungherese. Dal suo esilio torinese, l’eroe della rivoluzione liberale tentò di proseguire con altri strumenti la sua generosa lotta, ritenendo che «il dominio della casa austriaca [era] incompatibile coll’indipendenza dell’Ungheria» e perciò impegnandosi nella collaborazione a giornali e riviste per tenere desto il problema della libertà del suo Paese. Alla sua morte lo stesso imperatore dette disposizione che nessun rappresentante della monarchia austriaca avrebbe dovuto prendere parte alle cerimonie commemorative e, con precisione asburgica, tanto meno alla raccolta di fondi per l’erezione di monumenti in sua memoria. Quanto la sua figura fosse già divenuta emblematica delle aspirazioni delle nazioni lo dimostrarono le sue esequie a Torino, alle quali affluirono – li cita puntualmente l’autrice – i veterani ungheresi del 1848, i torinesi, i veneziani, i nizzardi e ancora i vecchi garibaldini in camicia rossa.
Sulla figura del maggiore dei Granatieri Carlo Reina nei mesi dell’Impresa dannunziana si sofferma con un ampio intervento Leonardo Malatesta, che ricostruisce le circostanze del suo allontanamento da Fiume per ordine dello stesso Comandante a causa di un forte dissenso sulla conduzione della stessa Impresa sino al suo avvicinarsi a Zanella nel tentare un’insurrezione della popolazione fiumana prima che la situazione precipitasse verso il «Natale di sangue», per evitare pertanto il sempre più vicino scontro fra truppe italiane.
Questo numero di “Fiume” apre le sue «Note e discussioni» con la nota di William Klinger A vent’anni dalla dissoluzione della Jugoslavia: le radici storiche, cui segue Giovanni Stelli con un pungente commento alla risibile definizione di Igor Žic dei fiumani come «figli cattivi» della Croazia, un esempio tra i peggiori di quella che Stelli definisce l’«ipoteca ideologica […] del nazionalismo etnicista» capace di amalgamare malamente l’eredità marxista con il più volgare «determinismo biologico».
E merita di essere segnalata anche la riflessione di Kristjan Knez Il Giorno del Ricordo: rievocare, ma l’Italia comprende?
Completa questo numero la rubrica «Storia orale. Testimonianze e memorie» a cura di Emiliano Loria, che questa volta ospita i ricordi dell’esule Sergio Fogar, una toccante e circostanzia narrazione delle vicissitudini sofferte sotto i bombardamenti di Fiume e nel penoso dopoguerra nei campi profughi, tra privazioni e spaesamenti.
Chiudono il fascicolo n. 25 le Recensioni, a cura di Danilo L. Massagrande, E. Loria e D. Zandel
© Anvgd nazionale