Il Papa ha nominato vescovo coadiutore di Porec, l’ex diocesi di Parenzo e Pola in Croazia, monsignor Drazen Kutlesa, finora officiale della Congregazione dei vescovi. Il coadiutore ha diritto di successione, dunque Kutlesa è destinato a sostituire il vescovo Ivan Milovan.
Milovan la scorsa estate aveva contrastato un accordo, voluto dal Papa, per risarcire i benedettini di un monastero nel padovano, ai quali erano stati confiscati alcuni beni in Croazia dopo la seconda guerra mondiale. Il presule si era rivolto alla giustizia locale, che ha sospeso il decreto pontificio appellandosi al Trattato di Osimo del 10 novembre 1975 che stabiliva l’obbligo per l’Italia di indennizzare i nostri connazionali che hanno lasciato proprietà nell’attuale Croazia.
L’accordo di risarcimento, che secondo le autorità croate, aveva addirittura violato il trattato di Osimo, aveva suscitato la reazione della Chiesa croata e del vescovo monsignor Milovan. Si era creato anche una sorta di caso diplomatico tra Vaticano e Croazia, ma ai primi di agosto la Santa Sede, sostenendo l’accordo di risarcimento, aveva affermato che la questione è tutta interna alla Chiesa, senza nessuna «volontà di danneggiare» il Paese, e che essa non dev’essere quindi «strumentalizzata» a fini «politici e demagogici».
In realtà, […] la decisione del Pontefice non riguardava un problema bilaterale tra la ex Jugoslavia e il nostro Paese, quanto una questione di giustizia interna alla Chiesa perché le ingenti ricchezze erano state già incamerate (e in parte dissipate) dalla diocesi di Pola cui erano state trasmesse dallo Stato dopo l’indipendenza della Croazia.
In realtà la nomina di oggi conferma la linea vaticana per la quale quella sui beni croati dell’abbazia di Praglia rappresenta, in modo evidente, ad una controversia intraecclesiale.
(Fonte “La Stampa” 17 ottobre 2011)