1953-1954, quando la questione di Trieste infiammava gli italiani

Giovedì 26 ottobre alle ore 18:00, in diretta sulla pagina Facebook ANVGD di Milano. Per far conoscere e tramandare la storia della Venezia Giulia, e in differita dal giorno successivo sul canale YouTube ANVGD  Comitato di Milano, si terrà una nuova videoconferenza durante la quale l’Avv. PAOLO SARDOS ALBERTINI, presidente della Lega Nazionale ci parlerà di 
1953 – 1954: LA QUESTIONE DI TRIESTE INFIAMMAVA GLI ITALIANI
La questione triestina (o questione giuliana) si riferisce alla disputa tra Italia e Jugoslavia sui territori della Venezia Giulia, e in particolare su Trieste e le aree limitrofe, nella parte finale della seconda guerra mondiale e durante il successivo dopoguerra.
Trieste era stata occupata dalle truppe del Regno d’Italia il 3 novembre 1918, al termine della prima guerra mondiale, e poi ufficialmente annessa all’Italia con la ratifica del Trattato di Rapallo del 1920.
Al termine della seconda guerra mondiale il territorio di Trieste con la sua provincia fu occupato militarmente dalla Jugoslava.
Trieste e l’Istria vennero quindi suddivise in due zone (A e B), amministrate militarmente dagli Alleati e dagli jugoslavi: la prima comprendeva il litorale giuliano da Monfalcone fino a Muggia, più l’exclave di Pola, la seconda il resto dell’Istria.
Va notato che nel referendum istituzionale del 2 giugno 1946, a seguito del quale gli italiani scelsero la Repubblica, la Venezia Giulia (Province di Gorizia, Trieste, Pola, Fiume), pur essendo formalmente ancora sotto sovranità italiana, non parteciparono alle consultazione per le pressioni jugoslave sui governi alleati.
Allo stesso modo i cittadini della Venezia Giulia non poterono partecipare alle elezioni della nuova Assemblea Costituente.
Simbolo della corale partecipazione di tutta l’Italia alla questione di Trieste è la vittoria, nel Festival di San Remo del 1952 della canzone “Vola colomba “ brano musicale composto da Bixio Cherubini e da Carlo Concina, nell’interpretazione di Nilla Pizzi.
In quel contesto, sulla questione del ritorno di Trieste all’Italia, il brano ebbe un grande successo. Nel testo di Bixio, sono numerosi i riferimenti al capoluogo della Venezia Giulia, per esempio: «inginocchiato a San Giusto», «lasciavamo il cantiere» (essendo Trieste sede di cantieri navali) e «il mio vecio» per indicare il padre nel dialetto triestino.
Il 10 febbraio del 1947 fu firmato il trattato di pace dell’Italia, che istituì il Territorio Libero di Trieste, costituito dal litorale triestino e dalla parte nordoccidentale dell’Istria, provvisoriamente diviso da un confine passante a sud della cittadina di Muggia ed amministrato dal Governo militare alleato (zona A) e dall’esercito jugoslavo (zona B), in attesa della creazione degli organi costituzionali del nuovo Stato.
Negli anni successivi la diplomazia italiana cercò di ridiscutere gli accordi di Parigi per chiarire le sorti di Trieste, senza successo.
La situazione si chiarì(parzialmente) solo il 5 ottobre 1954 quando, col Memorandum di Londra, la Zona “A” del Territorio libero di Trieste passò all’amministrazione civile del governo italiano, mentre la Zona “B” passò al governo della Repubblica socialista.
Il 4 novembre 1954 il presidente della Repubblica Luigi Einaudi si recò a Trieste e nel corso del suo breve discorso affermò:
«… Voi triestini, per giungere alla meta, avete discusso clausola per clausola, parola per parola, per lunghi mesi l’accordo or firmato. Avete difeso metro per metro quel territorio che nella vostra convinzione doveva rimanere unito a Trieste. Consentitemi di congratularmi con voi per aver dato prova di coraggio. Operando così, in silenzio, siete benemeriti della patria italiana.”…»
Da quel momento l’interesse per la questione di Trieste andò affievolendosi in quanto altri e più tragici scenari si affacciavano sulla scena mondiale. 
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