Trieste. A farlo diventare una sorta di spettacolo della discordia sono state alcune dichiarazioni rilasciate tempo fa da Svetlana Broz, nipote del Maresciallo Tito. La rappresentazione teatrale in questione si intitola “La scelta” ed è basata su alcune storie vere raccolte da Broz nel corso della guerra della ex Jugoslavia, dove è stata inviata come medico volontario. La frase “incriminata” è quella secondo la quale la nipote del “Maresciallo” si sarebbe dichiarata «fiera del proprio nonno».
L’espressione non è andata giù ai rappresentanti della lista di destra Azione Universitaria, che hanno organizzato un volantinaggio all’esterno del corpo centrale dell’Università proprio mentre in contemporanea nell’aula magna dell’Ateneo veniva rappresentato lo spettacolo teatrale messo in scena dagli attori Marco Cortesi e Mara Moschini che stanno portando la “piéce” nelle piazze italiane; il tutto sotto lo sguardo vigile degli agenti della Digos. Armati di megafoni, bandiere tricolori e con appesi al collo dei cartelli provocatori (“Cara Svetlana, oltre che di tuo nonno, sei forse fiera anche delle foibe, dell’esodo istriano, fiumano e dalmato e del campo di tortura di Goli Otok?”), una ventina di aderenti ad Azione Universitaria hanno inteso sensibilizzare il popolo studentesco sulla questione.
«Vogliamo precisare di non avere nulla contro lo spettacolo teatrale, che anzi si presenta con una trama interessante – puntualizza Riccardo Favaro, presidente della sezione triestina di Azione Universitaria -. Quello che invece ci appare come una macroscopica contraddizione è il fatto che la nipote di Tito da una parte sia l’autrice di un testo intriso di impegno umanitario, che si ribella all’odio etnico, e poi dall’altra dichiari di essere fiera di suo nonno che ha compiuto una serie di atrocità in tutta l’area del Friuli Venezia Giulia, non solo nei confronti dei cittadini italiani ma anche di altre etnie, compresa quella slava».
Accuse che sono frutto di un’interpretazione sbagliata secondo gli esponenti della Lista di Sinistra universitaria, che ha portato a Trieste l’evento, come tengono a precisare la presidente Flavia Di Puma e l’organizzatrice della manifestazione Francesca Marotta. «Il messaggio che vogliamo far passare con questo spettacolo è decisamente diverso – spiegano – . L’affermazione di Svetlana Broz è stata pronunciata in un contesto diverso, mentre quello che a noi preme valorizzare sono proprio la sofferenza e l’umanità dei personaggi protagonisti delle storie, vittime di una guerra atroce e che, pur appartenendo a schieramenti politici diversi, si vengono incontro e si aiutano l’uno con l’altro in una logica non politica ma puramente umana».
Pierpaolo Pitich
“Il Piccolo” 17 ottobre 2012