REDIPUGLIA C’erano tutti, ieri mattina sul Sacrario di Redipuglia, secondo un protocollo ed una perfetta organizzazione che nulla lasciano al caso. C’erano gli schieramenti dei reparti in armi. C’erano i labari delle associazioni combattentistiche e d’arma. C’erano i gonfaloni dei Comuni. E poi c’erano il cordone di sicurezza, le autorità, le maestranze della Safilo che chiedevano attenzione, i soliti, rituali malori che colpiscono i militari sui gradoni del grande monumento.
Ma non c’era la gente, non c’era il pubblico alla cerimonia che si è tenuta a Redipuglia in occasione del 63° anniversario di fondazione della Repubblica. Un mix di fattori hanno tenuto i cittadini lontani da quella che doveva essere la loro festa: la bella giornata di sole che invogliava una gita al mare e, poi, l’orario scelto per il suo inizio, le 9 del mattino. È stato allora che, dopo lo schieramento dei reparti, è arrivato il ministro dello sviluppo economico, Claudio Scajola, atteso, tra gli altri, dal presidente della giunta regionale, Renzo Tondo, dal sindaco, Mauro Piani, dal prefetto Maria Augusta Marrosu e dal questore, Antonio Tozzi. E proprio Scajola, dopo aver percorso la via Eroica, ha deposto una corona d’alloro sulla tomba del Duca d’Aosta e, successivamente all’accensione dei tripodi, ha pronunciato il suo discorso. Nel quale ha richiamato la necessità dell’unità e della coesione, valori che proprio da Redipuglia, luogo non rituale della storia italiana, devono espandersi in tutto il Paese.
«Libertà, solidarietà, rispetto della dignità umana in tutte le sue espressioni: sono questi – ha detto – i valori di civiltà che la Resistenza ha difeso e che i padri costituenti di hanno consegnato, ponendoli alla base del nostro ordinamento repubblicano». Scajola ha ricordato il ruolo delle forze armate ma anche ringraziato tutti coloro che, nelle istituzioni e nel volontariato, sono intervenuti in soccorso delle popolazioni abruzzesi colpite dal sisma. «E con loro – ha continuato – ricordo tutti i cittadini che, con passione, dedizione e volontà, affrontano le difficoltà della vita quotidiana in questi mesi difficili. La loro laboriosità ed il loro genio meritano il rispetto e l’attenzione delle istituzioni». E come sempre un momento di grande commozione ha accompagnato la lettura della motivazione della medaglia d’oro al milite ignoto da parte di Giorgio Rustia, membro del consiglio direttivo della Federazione provinciale del Nastro Azzurro di Trieste.
Lo schieramento, in cui era inquadrata la bandiera di Guerra dell’Ottavo reggimento alpini, era composto da due battaglioni di formazione comandati dal colonnello Luca Covelli, comandante dell’Ottavo reggimento alpini, rientrato lo scorso mese dall’ Afghanistan, dove ha operato per sei mesi nella provincia di Herat.
Luca Perrino